lunedì 21 dicembre 2009

Ufficiale.....

E' ufficiale.
Quanto riportavo nel precedente post circa le attenzioni delle Procure su questo blog, o comunque sul di lui contenuto annesso e connesso, si sono materializzate.
E' di oggi, infatti, il rinvio a giudizio dell'autore di queste nefandezze. Additato come perseguitore di un disegno criminoso da un brillante P.M. della Procura di Taranto.
A costui giungano i miei migliori auguri per le prossime festività.

Auspico allo stesso P.M. di poter scoprire che il cellulare ed internet, a volte, assumono carattere di mezzi che permettono, o cercano di instaurare, la sola comunicazione.

Non solo per il chiacchiericcio.
A volte i padri che vengono messi da parte cercano di telefonare ai propri figli per sapere, almeno, se stanno bene. A volte.
Homines, nihil agendo, agere consuescunt male. Nihil agendo, homines male agere discunt. (Gli uomini, non facendo nulla, si abituano a fare malamente. Non facendo nulla, gli uomini imparano a fare del male)
Papà. Per sempre.

mercoledì 9 dicembre 2009

Risposta!

Ben ritrovati!
Ritorno in questo mio spazio dopo un bel pò di tempo. Ciò, poichè, ho volutamente farlo trascorrere senza commenti di sorta che avrebbero potuto influenzare, più di quanto dovuto, l'attività del Giudice adito (dalla mia ex) nell'assumere le proprie determinazioni nella causa di separazione. O meglio, per dirla tutta, nel ricorso ex art. 709ter c.p.c. che ho proposto al Tribunale ove lo stesso Giudice presta servizio, atteso che, da ben due anni e mezzo non riesco ad incontrare i miei figli. Questo per mezzo di vari sotterfugi, attuazione sistematica di strategie volte a cancellare la figura dello scrivente padre ed elusione totale delle, varie, disposizioni dallo stesso Giudice emanate da parte della loro madre. Questo blog, finanche, è stato investito da indagini a cura della Polizia Postale (di Roma) e della Procura della Repubblica di Taranto. Così, alla stessa stregua, come molti messaggi, inviati sul cellulare in utilizzo ai miei figli e di fatto in possesso della loro madre, sono stati posti a base di un ricorso al Tribunale dei Minorenni di Taranto al fine di richiedere, ovviamente, la revoca della Patria Potestà del padre. Ricorso abbondantemente rigettato dallo stesso TdM. Infine, questo blog, è stato inoltrato, in copia, al Tribunale affinchè prendesse nota dei suoi contenuti. Mi rendo conto che, per alcuni, lamentare la pratica del lavaggio del cervello e quant'altro, da parte di alcuni genitori, sia una sorta di scudo, una sorta di scusante. Potrebbe essere. Non è possibile conoscere i risvolti di ogni caso. Nel mio caso, però, posso affermare con assoluta certezza che tali pratiche sono state riscontrate dal Dirigente del Servizio di Consultorio Familiare (una psicologa che si occupa di minori) e dallo stesso Giudice (il quale ha anche audito i miei figli). Allo stato attuale, dopo ben due dispositivi che il Giudice adito ordinava, perentoriamente, di eseguire il dispositivo d'urgenza nelle parti in cui esso dispone circa il diritto di visita a questo genitore, lo stesso si è riservata, definitivamente, la decisione sul merito.
Ma veniamo al dunque. Il 18 ottobre di quest'anno, al mio articolo "
Accomodamenti", ricevevo le osservazioni da giosla a cui promettevo di risponderle compiutamente.
Ritengo giusto ed oltremodo corretto rispondere al commento in questione con il seguente intervento. Giola le consiglio, vivamente, di leggersi il
Manifesto di questo blog.
Potrà rendersi conto, autonomamente, che non intendo alimentare in nessuma maniera con i miei scritti quella, infinita, querelle sulla, presunta, predominanza dell'educazione impartita da un genitore rispetto all'altro. E' tutta da dimostrare ogni siffatta evenienza. Finanche nel nucleo familiare vi sono differenti scelte riguardo alla loro educazione. Concorderà con me che, spesso, essa è frutto di infiniti patteggiamenti, tregue, accondiscendenze e spallucce varie fra i coniugi. Spesso queste scelte non ricalcano quelle dei figli ma, attendono più spesso di quanto si creda, alle aspirazioni di uno dei genitori. E che dire poi se accanto ad uno dei genitori si accalcano anche suoi parenti? Ogni, superfluo, commento lo lascio fare ad ogni lettore poichè fiumi, anzi oceani, d'inchiostro è stato scritto su questo argomento.
Esiste, quindi, nella coppia - e di questo intendo parlare - un punto d'equilibrio tale che nel, presunto, interesse dei figli dev'essere ricercato! Ma lo stesso punto d'equilibrio dev'essere, altrettanto, ricercato nel caso in cui la coppia si separi? Sicuramente si! Questo poichè, continuo a credere, che si può smettere di essere coniugi ma non si può terminare di essere genitori.
Voglio ammettere che il legislatore abbia voluto "sperimentare", con l'introduzione della Legge 54/2006 (cd. affido condiviso) se i separandi, privati della abominevole pratica dell'affido monogenitoriale, continuassero a ricercare quel punto d'equilibrio che, antecedentemente alla separazione, riuscivano a trovare. Concordo con lo stesso legislatore - e con i diversi osservatori sulla applicazione della 54/2006 - che, per alcuni genitori, l'affido condiviso non è altro che un affido monogenitoriale rinverdito solo nella sua definizione. Questo si è potuto attuare anche in concomitanza con un netto rigetto da parte degli organi preposti - Polizia, Carabinieri ecc. - ad intervenire quando ad essi si è fatto ricorso.
Posso, senza tema di smentita e solo nel mio caso, affermare che in costanza di genitore affidatario condiviso ex L.54/06, ogni volta che mi sono rivolto agli Organi preposti in parola, questi, accampando mille scusanti, non sono intervenuti.
Eppure la legislazione vigente in Italia, finanche la Legge 54/2006, resta perfettamente valida a giustificazione del loro intervento. Eppure un dispositivo del Giudice dev'essere, a richiesta dell'interessato, attuato, seppur forzatamente, anche tramite il loro intervento.
Sono d'accordo con lei, giola, quando afferma che la doppia residenza sarà lesiva per il bambino. Così come lo è il concetto che il bambino "ha diritto ad una significativa frequentazione dell'altro genitore e del di lui ramo familiare". Sono norme di antica, e corrotta, concezione. Si toglie, di punto in bianco, il, sacrosanto, "diritto" ad uno dei genitori di:
1) poter "spostare" la propria frustrazione sui figli;
2) poter far ricadere sui figli la propria incapacità di affrontare questa nuova situazione;
3) poter additare l'altro genitore come autore principale del disagio dei figli;
4) poter indicare come modello di comportamento errato l'altro genitore ai figli;
5) poter additare come modello diseducativo lo stile di vita dell'altro genitore, che magari s'è "rifatto una vita", ai propri figli;
6) potersi additare quale martire, di fronte ai figli, raccontando le vicissitudini legali che subisce sottacendo le proprie azioni legali intraprese;
7) poter gongolare beatamente allorquando i figli, debitamente indrottinati, evitino, perfino, di salutare l'altro genitore;
8) ecc. ecc..
Non capiscono, insomma, questi legislatori, novelli "Montessori's Boys", che anni ed anni di incontrastato silenzio-assenso non possono essere spazzati come il pavimento di una cucina sporca. Meglio mettere la polvere sotto il tappeto. E pazienza, se col tempo, al centro, si forma una montagnola. Ci mettiamo il tavolo su che tanto lo copre alla vista.
Sono convinto che una fattiva applicazione del passaggio legislativo che impone la "significativa frequentazione dell'altro genitore e del di lui ramo familiare" - ex L.54/06 -, escludesse, a priori, ogni successivo intervento del legislatore stesso.
Ciò che il legislatore ha voluto come norma principe, e non residuale, dovendo considerare la mole di misure sanzionatrici, si è dovuta scontrare - più che confrontare - con la resistenza di una parte della società civile basata su concetti arcaici, prosaici e "nulla evoluzionisti".
Di converso mancando, quotidianamente, l’applicazione delle anzidette norme cardine, è la stessa società civile – associazionismi, magistrati e psicologici – ad invocare che il legislatore adotti norme, anche più stringenti, per ovviare ai bisogni di una parte della stessa società. Nulla di scandaloso, quindi, se lo stesso legislatore, messo all’angolo dalla stessa società, si adoperi a mettere in campo altri strumenti, magari, più coercitivi rispetto a quanto già dallo stesso emanato. E’ una anomalia tutta italica questa. Leggi, norme e decreti che sostituiscono, integrano od abrogano precedenti determinazioni. Ma la società civile quanto pesa in queste scelte? E’ fuori di ogni ragionevole dubbio che è pensiero comune italico che “fatta la legge, trovato l’inganno”. Come è altrettanto comune l’idea che è sempre il legislatore a sbagliare e mai, dico mai, la società. E’ insofferenza alle regole; è insofferenza a ciò che viene imposto. Si è mai chiesta, giola, o ha mai effettuato una ricerca in internet per verificare la corretta applicazione della legge in questione? Io credo di no. Avrebbe sicuramente osservato che nonostante codesta legge i tribunali sono intasati di ricorsi ex art. 709ter – collegato L.54/06 – inerenti le molteplici elusioni dei provvedimenti Giudiziali da parte di alcuni genitori affidatari – pazienza se la maggior parte dei casi sono lamentati da Uomini – in cui si contesta il mancato esercizio del diritto di visita. Orbene, se “l’elevato senso di responsabilità” che lei cita nel suo commento, fosse stato davvero messo in campo, crede che ci sarebbe stata possibilità dell’intervento, odierno, del legislatore? Io credo che è pacifico osservare che, nelle more, se la L.54/06 avesse “funzionato”, ci sarebbero state pochissime probabilità di ricorrere ad ulteriore legiferazione. D’altronde, era insito nelle norme della legge in questione, che i genitori assumessero un ruolo più responsabile di fronte ai figli.
Non nascondo neanche al lettore di pensare che il legislatore, enucleando i concetti a base dell’affido condiviso, contasse di diminuire l’affollamento dei Tribunali. A sostegno di questo presupposto ricordo che al Giudice è demandato la soluzione di controversie qualora, i genitori separandi ed affidatari, non si trovassero in accordo su questioni che esulino dalla normale amministrazione. Ben venga, quindi, l’imposizione dell’obbligo di “servirsi” dei consultori per i genitori in perenne stato bellicoso. Sono certo, per personale esperienza, che le mediazioni che questo Servizio offrirà, ed offre sin d’ora, contribuirà a porre dei limiti alle vanità, ai personalismi, ai vittimismi di facciata ed ai vaneggiamenti dei genitori che si sentono “padroni” dei figli.
Dovrà convenire con me, che è fuori di ogni dubbio, che la responsabilità così ottenuta è illogica ed è cosa alquanto buffa. Non le sottacio neanche che una siffatta situazione rappresenta un limite all’amor proprio, una ferità alla propria identità, un colpo grave alla propria autostima, il suicidio della propria dignità. La responsabilità dell’essere genitori non si acquisisce per intervento del legislatore, questo è assodato, dovrebbe essere già insita nei coniugi. Sul perché questo senso di responsabilità viene perso, da parte di alcuni genitori, al momento della separazione è un mistero su cui si sta investigando.
In merito al secondo punto del commento debbo contestarle, immediatamente, che non è provato la fondamentalità della presenza di un solo genitore per formare figli che abbiano caratteri sicuri e fiduciosi. E’ provato, al contrario, che la presenza, fattiva, dei genitori esclusi concorre ad ottenere questo obiettivo. Datosi che sono un padre a cui viene negato, da ormai tre anni, ogni contatto con i propri figli, mi sembra opportuno rammentare che alcuni studi hanno messo in risalto che la figura paterna – definita di riferimento – contribuisca a conferire molti più lati positivi che negativi. Non starò qui a snoccialore dati su dati. Non è mio compito principale contestare affermazioni prive di logicità con tabelle e grafici. Basta un motore di ricerca e le keywords adatte. Mi creda, giola, le si aprirà un mondo davanti i cui confini le saranno certamente ignoti. Privando i figli di una figura essenziale qual è quella dell’altro genitore, mi sia consentito affermare, si commette un crimine ben più grave di mancare, saltuariamente, all’appuntamento col mantenimento. Si infrange una Legge Morale, innanzitutto, e si infrange la Carta dei Diritti del Bambino, documento cardine universalmente riconosciuto. Si infrangono le aspettative dei figli; aspettative che per quanto possa essere forte il condizionamento imposto da uno dei genitori, rimangono forti e radicati negli stessi. Hanno ancora, nonostante tutto, proprietà dei ricordi. E questo basta a far sì che in fondo ai loro occhi si possa leggere tutta l’amarezza, tutta la tristezza, tutta la voglia di ricominciare. E’ questo quello che leggo in fondo agli occhi dei miei figli. E’ questo che, credo, leggano tutti i genitori che si trovano nella mia stessa condizione. Un solo genitore non allarga gli orizzonti, li restringe. Privare un genitore di continuare a fare il genitore, non solo ammazza psicologicamente e fisicamente quest’ultimo ma, contribuisce a minare l’identità dei figli. Si crede di annullare un genitore ma in effetti si annullano i figli. Una tragedia immane! Un killeraggio da sciacalli. Un retaggio culturale di infimo ordine sociale.
In ultimo vengo a contestarle in terzo punto. Su quali basi poggia la sua deduzione di disparità del livello di assistenza? Non è dato saperlo e, mi creda, mi astengo dal chiederglielo. Sono basi, sicuramente, che poggiano sui pilastri contenuti nel secondo punto innanzi trattato. Ma siamo sicuri che stando magari con un genitore che con un altro il livello di assistenza sia differente? Ma siamo sicuri che un genitore che possa offrire ai propri figli un maglioni più, ad esempio, costituisca un “pericolo” per l’altro genitore? Sicuramente sì, se l’altro genitore, non ha la dignità di ammettere la propria impossibilità a far fronte ad alcune richieste. E’ anche questa la responsabilità che devono avere i genitori nell’educare i propri figli. E’ la responsabilità di sapersi relazionare anche con il mondo esterno. E’ altrettanto responsabile, credo, comunicare ai propri figli l’impossibilità di effettuare spese che sono fuori dalla nostra portata. Questo comportamento, costituirà di sicuro, un fondamentale lato positivo nel forgiarne il carattere. Una reminescenza che tornerà utile quando costoro si troveranno immersi nella società adulta. Una pietra di paragone fondamentale nel loro bagaglio. Quanto ai freddi calcoli matematici, beh, che dire? Si riduce tutto a questo vero giola? Non ha importanza regalare, o far regalare, ai propri figli serenità, assistenza, comprensione, amore, rimbrotti, consigli, esperienza, dialettica, confronto, sicurezza e presenza, ha importanza calcolarne – con precisione matematica – il relativo prezzo. Basta che qualcuno paghi, in ultimi termini, poi si vedrà.
Sono convinto, estremamente convinto, che le necessità dei figli siano altre rispetto alle sole necessità economiche. E fin quando, ci saranno genitori che la penseranno come lei, giola, il “sistema” non cambierà. Gli unici a rimetterci, non economicamente però, sono i figli. Continuate pure a farvi i conti in tasca, a fare prigionieri per la vostra battaglia. Chi non si ha rispetto per il frutto da lui creato, non ha rispetto per se stesso. Incontrovertibile verità.
Quanto precede è stato rilevato leggendo, e rileggendo, il suo commento giola. Sono convinto del carattere “femminista” (post vetero gielo risparmio) che ha usato nello scrivere tali considerazioni. Mi dispiace ma questo blog tutto vuole essere tranne che un mezzo atto a scatenare “guerre” fra i due Universi di questo mondo (Manifesto del Blog), e mi astengo a porre il fianco a questa tattica. Ogni azione dovrebbe essere dettata dal buon senso, sia che la guardi da parte dell’Universo Maschile che da quello Femminile, ma questo, viene fatto mancare in più di una occasione. Nel caso di separazioni e divorzi, tranne pochi rarissimi casi, esso, il buon senso, è solo un concetto astratto, di cui, pochi, se ne rammentano la reale sostanza. Riportare tutto al buon senso non può che giovare a tutti, a noi stessi in primis.

Papà. Per sempre. (con riserva di modifiche)
correzione X XII MMIX

martedì 11 agosto 2009

War in the city!

Il nemico piu' scaltro, più astuto, più infingardo non è quello che ti toglie tutto, ma quello che ti abitua a non avere più niente.
Carissimo mio nemico, per quanto grevi possano essere le tue tattiche, ti prometto che il mio niente non avrà mai modo di esistere. Mai!
Non te lo concederò. Sarò inflessibile. Sarò impassibile. Sarò perennemente vigile.
Dopo tre anni di battaglia non mi hai ancora abituato al niente. Perchè, per me, il niente non sono i nostri figli!
Papà. Per sempre.

mercoledì 15 luglio 2009

Articolo 21

Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione.
La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure.
Si può procedere a sequestro soltanto per atto motivato dell'autorità giudiziaria [cfr. art.111 c.1] nel caso di delitti, per i quali la legge sulla stampa espressamente lo autorizzi, o nel caso di violazione delle norme che la legge stessa prescriva per l'indicazione dei responsabili.
In tali casi, quando vi sia assoluta urgenza e non sia possibile il tempestivo intervento dell'autorità giudiziaria, il sequestro della stampa periodica può essere eseguito da ufficiali di polizia giudiziaria, che devono immediatamente, e non mai oltre ventiquattro ore, fare denunzia all'autorità giudiziaria. Se questa non lo convalida nelle ventiquattro ore successive, il sequestro s'intende revocato e privo d'ogni effetto.
La legge può stabilire, con norme di carattere generale, che siano resi noti i mezzi di finanziamento della stampa periodica.
Sono vietate le pubblicazioni a stampa, gli spettacoli e tutte le altre manifestazioni contrarie al buon costume. La legge stabilisce provvedimenti adeguati a prevenire e a reprimere le violazioni.




Egregio Presidente Napolitano, la prego, non firmi!


Papà. Per Sempre.

venerdì 10 luglio 2009

Difesa dell'autodeterminazione


Papà. Per sempre. (immagine copyleft autoprodotta).

venerdì 3 luglio 2009

Paura da riflessioni

Ritorno a scrivere in questo diario dopo un pò di tempo passato a riflettere su alcuni concetti. Ringrazio coloro che hanno lasciato un commento, i quali, hanno contribuito ad alimentare dette riflessioni. Mi sono intrattenuto, anche, nei giorni scorsi nella lettura di altri blog, ed uno di questi, in particolare, mi ha solleticato l'immaginazione a tal punto che mi sono chiesto: "Ma può essere, anche, considerata come azione razzista l'allontamento di un genitore dai propri figli?". Insomma, che si tratti di azioni classiste, post vetero-femministe o maschiliste, di sicuro matriarcali e rivendicative era già fatto notorio, ma questo elemento quant'è nuovo in questi scenari? Credo, anche supportato dalla lettura di molteplici casi, che le cose stiano effettivamente così. Non è molto difficile intuire che l'allontamento non si perfeziona, solo, con il genitore-bersaglio rifiutato dai figli-bersaglio (anche loro, purtroppo, sono vittime della PAS), ma si estende ai restanti membri della famiglia d'origine del/i bersagli. Ciò a voler sottolineare, non tanto, la volontà di spezzare il rapporto genitore-bersaglio/figli-bersaglio, ma ad ammettere la volontà di estromettere da ogni qualsiasi partecipazione (o ingerenza, meglio) ogni "rappresentante" dell'altrui ramo familiare. Se non è razzismo questo, ditemi voi cos'è? E chi permette l'applicazione di questi, manifesti, atti di razzismo può essere considerato come complice connivente?
La seconda riflessione che ho covato è quella relativa, nella fattispecie, alla durezza, alla rudezza o meno di come alcuni punti sono stati trattati. Qui mi riferisco ad alcune osservazioni ricevute, in primis dalla mia carissima amica Salerno-Viterbese Emanuela, in secundis dal mio amico avv.to Pinuccio ed in terzis, ma non di meno importanti, dai commenti ricevuti. La prima mi rimbrotta l'assoluta mancanza di tatto nell'esplicare i fatti per così come avvengono. Il secondo, con aria grave, mi ammonisce del fatto che gli scritti qui presenti siano duri. I terzi, come Giosinoi, plaude apertamente ad un mio post da lui inteso come attacco diretto al Sistema Giudiziario. Ebbene, io scrivo, e nessuno può sapere meglio di me quanto e come scrivo. Io penso che lo "stile" adottato per la stesura di questo blog sia lo stesso che ho utilizzato fin dal primo post. Non credo che esso sia duro, morbido o che manchi di tatto. E' uno stile. Il mio. Punto e basta! Credo anche, caro Giosinoi, che ognuno trovi il proprio metodo per portare avanti la propria battaglia o per esprimere le proprie idee. Potrebbe essere che uno stile asciutto dica le stesse cose di uno stile alquanto verboso no? Potrebbe essere che chi parla con tono pacato, ma grave, attiri maggiormente l'attenzione di chi vuole che l'ascolti? Trovo, senza nulla togliere ai rimbrotti di Emunuela ed ai commenti di Giosinoi, che le osservazioni dell'amico Pinuccio siano più, strettamente, veritiere. Nel senso che egli vi ha scorto il famoso "pugno di ferro nel guanto di velluto". Fra l'altro, giusto per completezza di trattazione, egli era alquanto preoccupato poichè l'intero blog (le sue stampe ndr), per mia esplicita richiesta, sono state allegate ad un fascicolo da depositarsi nella cancelleria del tribunale ove si svolge il "mio" dibattimento. Paventava che, vista la durezza degli interventi, l'adito giudice potesse prendere una "deriva" diversa da quella sperata. Beh, che dire? Nulla? No, no! Che nulla? Che vuoi che capisca Pinuccio? Che l'accuso di aver avuto due pesi e due misure? Ma certo che l'accuso, che diamine! Ha emesso un decreto d'urgenza (lo stesso giudice che l'ha omologato è anche presidente del tribunale ndr) e non riesce a farlo rispettare? Cioè lo fa rispettare, al sistema giudiziario connesso e connivente, ogni qualvolta che mi viene perpretrata una querela, una denuncia, una richiesta di giudizio, un rinvio a giudizio, il pignoramento della macchina, l'indagine sulla situazione patrimoniale, il tentativo di sottrarmi la patria potesta (a suon di cazzate!), di indagini giudiziare sulle numerazioni telefoniche a me in uso, di querele ai miei genitori, di atti di immorale e stupida vendetta nei loro confronti, di bugie da portare in tribunale e non riesce a rendere efficace quello stesso provvedimento nelle parti in cui di dice che io devo stare coi ragazzi? Insomma Pinuccio, ma certo che glielo faccio capire! Non è una mia colpa se non ci riesce. E' IL giudice, e, come tale non ha poteri tali da far rispettare una sua decisione? E' davvero necessario proporre ricorso in tribunale, ex art. 709ter, perchè lo stesso provveda (se mai lo farà), attraverso l'emanazione di una nuova sentenza, a rimarcare quanto aveva già emanato in precedenza? Che paradosso!
Un'altra riflessione che ho fatto in questi giorni è legata ad un mio post precedente. Ho idealizzato, ove fosse necessario, che è realtà la discriminazione di genere nei confronti dei padri separati, che non solo è manifesta con azioni tesi alla fisica emarginazione (per nulla al mondo smetterò di credere che i figli non vogliano stare coi loro genitori) del padre quale figura impegnata a crescere i figli, ma spesso, come succede in occasioni simili, con modi di dire e affermazioni che, di fatto, regalano allo stesso padre un ruolo, spesso, lontano dalla realtà. "Papà se n'è andato" o "Tu CI hai lasciato" per citarne alcuni. Ciò, spesso, a causa del fatto che sono ancora i padri a dover lasciare la casa coniugale. Si contribuisce così a creare il falso mito dell'abbandono. Nella realtà per ogni padre che lascia, volontariamente, una famiglia ve n'è sono, come minimo, due-tre che vengono estromessi dalla stessa. Ad affermare l'assunto che precede non sono solo i genitori separati ma sempre più operatori del sociale, della psicologia, dell'educazione e dell'insegnamento. Non so se è un dato rilevante, ma la maggior parte di questi operatori, sono donne! Un esempio? Quello che segue è il commento che un'insegnante ha mandato recentemente a un padre separato dopo la pubblicazione su YouTube (commento sul sito) di un suo video. Lo riporto così come è stato scritto: «Lavorando a scuola, sono un'insegnante, ho frotte di bambini (età 11/13 anni) con genitori divorziati, separati, monogenitori o plurigenitori. Tra i bambini ricorre spesso una frase: "Papà è andato via da casa". Una volta mi sono fermata a riflettere con una mia collega su questa espressione e le ho detto: "Sarebbe più giusto insegnare ai bambini che le mamme cacciano via da casa i papà, e che, a volte, non sono i papà ad andarsene spontaneamente". Nella mia esperienza scolastica resto convinta che certi bambini sarebbe meglio affidarli al padre, piuttosto che a donne isteriche, inc...te col mondo intero, sconfitte dai loro stessi sentimenti d'odio che trasmettono stress e dolore anche ai figli. Una volta un bambino di 13 anni mi ha detto: "Quando divento grande ammazzo mio padre". Sono rimasta a parlare con lui e a fargli capire che era più importante aiutare la mamma che odiare il papà. Purtroppo la legislazione italiana, al contrario di quello che avviene in altri Paesi, privilegia esclusivamente le madri, come se l'educazione dei figli ricadesse solo sulle donne e non fosse anche un dovere maschile, da uomo, da padre. In una famiglia, anche se divisa, le gioie e i doveri dovrebbero essere sempre condivisi. Luciana M.» Grazie Luciana M.!
Mi permetto, anche considerata la lunghezza del post, di esplicare una ulteriore riflessione. L'addebito della separazione! Che roba è? In cosa consiste? Qual'è il fine ultimo? Ha una giustificazione l'emanazione di una sentenza di addebito stante il fatto che verranno riconosciuti, comunque, gli alimenti alle ex? O altro non è che il rilascio di una, Pirandelliana, patente che riconosca una sorta di status di cornuto/a, manesco/manesca ecc. ecc. alla parte soccombente? Ma come? La risposta potrebbe risiedere, possedendo cognizioni in tal senso, che vi siano interessi maggiori rispetto alle necessità dei contendenti. Vi sono in ballo un bel mucchietto di danaro, in parole spicciole, e che, di conseguenza, ogni querulato appiglio sia come manna dal cielo. Gli altri Stati europei ci hanno insegnato che la richiesta di assegni più o meno congrui dovrebbe apparire sempre poco opportuna, specialmente, quando non sono coinvolti i figli, perché questi non ci sono o sono già adulti. E se ci sono i figli, e questi sono minori, a "mantenerli" sono in due!
Se attendo alla mia età, alla mia maturità ed al, relativo, possesso delle dovute cognizioni di causa mi viene da promuovere il principio secondo il quale la separazione ed il divorzio altro non sono che tappe per la riappropriazione affettiva ed economica da un'altra persona. Quindi, nessuno uomo o donna che sia, dovrebbe avanzare per sè stessa alcunchè dall'altro. Ciò in considerazione che in (costanza di) matrimonio esiste l'obbligo di autosostenersi economicamente. Anche se c'è qualcuno che s'adagia sugli allori! Solo affermando il principo espresso innanzi sarà possibile garantire quell'equità ed onestà intellettuale posta a fondamento di un sistema giudiziario funzionante. Finalmente tutti uguali di fronte alla legge?
Papà per sempre.

Agonia di un genitore!


Se credi che il dolore di averli fatti nascere sia disumano, prova a vivere, anche solo per un'attimo, senza di loro dopo la separazione.

Papà. Per sempre.

giovedì 18 giugno 2009

Stelle!

Eccomi qui. Notte infuocata e pensieri in libertà.
Col fido portatile mi apparto un attimo dalla vita quotidiana. Un attimo tutto per me. E guardo le stelle che stasera o stanotte, la qual cosa non riveste particolare importanza, affollano un cielo limpido. Ho cominciato a sognare ad occhi aperti.
Ho sognato di guardare, nello stesso istante, la stessa stella, la più luminosa di questo cielo, che guardavano i miei figli. Comincio a percorrere con lo sguardo tutto il cielo stellato, cercando di capire su quale stella il loro sguardo si è posato. Perchè, ne son sicuro, su una di essa si è posato.
Immagino le loro pupille nelle quali si staglia, impressionandosi come un'immagine fotografica, tutto o parte dello stesso cielo. L'immenso mi, e ci, sovrasta. E di fronte ad esso ci si accorge della piccolezza dell'uomo di fronte alla, apparente, sua immortalità. Tutto è così calmo e inquieto allo stesso tempo. Le stelle, fisse e immobili, in questa parte del mondo trasmettono un senso di calma, un senso di serenità, un senso di pacificazione universale. Dall'altra parte del mondo, invece, lo stesso cielo è testimone della propria inquietitudine. Dall'altra parte del mondo, ma nello stesso cielo, dardeggia e si scuote con il sole. Colpevole degli affanni che assalgono gli Uomini, quando esso troneggia in mezzo al cielo.
Non so dire se preferisco maggiormente la serenità notturna all'affanno diurno. Mi sento bene in ambedue le situazioni. Ma - c'è sempre un ma - alcune volte, troppe in questi ultimi tempi, la serenità notturna è piena di momenti di riflessione, di attimi ardui da descrivere, di sensazioni e di profumi. Oddio, a dire tutta la verità, è anche piena di zanzare. Ma questo è un'altro dettaglio. Dettaglio? No! Anche le zanzare, nel loro piccolo, mi riportano alla mente i riti del'accensione dello zampirone, dello spruzzare quei spray specifici o il passare la pomatina che alleviava il prurito, che ero solito fare con i miei figli.
E' innegabile che ciò mi manca come manca qualsiasi altra piccola cosa. E' inutile affermarlo. E' dispendioso, fatica sprecata.
Ma per quanti genitori questi piccoli gesti sono parte della loro vita? Quanti sognano di poterli ripetere? Quanti, se potessero, sarebbero essi stessi pomatina? Pomatina per l'anima però!
Si procurerebbero di essere loro stessi degli antizanzare, perfino. Cosa, questa, che non si sarebbero mai sognati di realizzarla, perdurante uno stato ordinario delle cose. Vista, però, la centellinazione imposta - elegante eufenismo reso al posto dell'accezione sottrazione -, e del, relativo, carattere di straordinarietà in cui essi vivono sarebbero, oltremodo, felici non solo di trasformarsi in spray ma, di certo, si procurerebbero a cacciare via le zanzare ad una ad una.
Sono sempre più convinto che non esistano genitori buoni e genitori cattivi. Esistono genitori. I mariti o le mogli possono essere buoni o cattivi - secondo le accezioni popolane - e possono anche terminare la loro storia, la loro unione. Ma in una cosa essi non differiscono. Restano sempre genitori. Lascio le mie stelle, immutate nel frattempo, lascio la loro fioca luce. Mi accingerò a riposare fra poco. Resta un solo gesto da fare. Accendere l'ultima sigaretta del giorno. E con essa sperare di bruciare - momentaneamente - i pensieri in libertà.
"c'arraggia 'ncuorpo e chi jesce pazzo tutt'e juorne pe' capì." (Pino Daniele, je sto vicino a te). Rimarrano ancora a lungo domande senza risposte?
Papà. Per sempre!

lunedì 8 giugno 2009

Accomodamenti.

Ubi lex voluit dixit, ubi noluit tacuit.
"Dove la legge ha voluto ha detto, dove non ha voluto ha taciuto"

E' un brocardo o broccardo (sintetica massima giuridica) latino usualmente evocato a proposito dell'interpretazione della legge. Se infatti in un disposto normativo non è stata espressamente prevista una fattispecie o non è stato analizzato un determinato aspetto, si deve presupporre che il legislatore non lo abbia voluto normare e che pertanto, in difetto di norma, non si debba procedere ad interpretazioni estensive. Il brocardo richiama perciò l'interprete ad attenersi scrupolosamente al testo della norma, evitando di dedurre conseguenze dal silenzio.
Ci sono voluti ben tre anni di studi, di applicazione, di verifica e di formulazione di - complesse - statistiche perché ci si accorgesse, o meglio si accorgessero, che la 54/2006 è rimasta una "bufala mediatica e giuridica" disattesa dai "Tribunali Omologatori" che del vecchio ordinamento classista-matriarcale non si era, e non si è ancora, distaccato.
Sono occorsi tre anni per stabilire che sono stati perpetrati ai danni della L. 54/2006, "personalismi interpretativi", "travisamenti macroscopici", "inosservanze basilari" e, finanche, "troppi interventi dei giudici" che hanno tradito l'obiettivo della stessa legge, che era quello di garantire ai figli di separati "un rapporto equilibrato e continuativo con entrambi i genitori" perché al trauma della separazione non si aggiungesse il dover subire le litigiosità, i conflitti, i “no".
Forse di fronte alle centinaia - sono limitato, mi perdonerete - di denunce, querele e ricorsi inoltrati per la spogliazione di un diritto che, prima di essere giuridico-costituzionale, è senz'altro etico, "gli altri" si sono resi conto del fatto che "il vetusto - ed arcaico (ndr) - modello di affidamento non solo viene riprodotto nei fatti", ma che, in barba alla forza della legge (dura lex, sed lex), viene eviscerato dai tribunali con compiacimento della - presunta - parte collocataria. In fondo, per adattare i vecchi schemi alla nuova normativa, è bastato ricompilare i moduli prestampati introducendo la locuzione "affidati in modo condiviso" per mero esercizio di stile. In base a queste "osservazioni", visto che non è dato sapere quanto sono contate le proteste, più o meno, civili rese dai genitori incolpevolmente "penalizzati", uno, per ora, sparuto gruppo di Parlamentari - 22 in tutto finora - trasversali all'arco costituzionale, sono i firmatari di una proposta di legge che tende, nelle more, a rendere più strette le maglie della 54/2006. (segui l'iter da questo link:
Ne parlo in ritardo, essendo l'iniziativa parlamentare in esame stata presentata il 19 febbraio di quest'anno, poichè la precedente iniziativa (l. 54/2006) ha dovuto scontare dodici anni - dico dodici anni - di "battaglie" e discussioni parlamentari per essere approvata. La famosa montagna che partorisce il topolino. La novità sta nell'uso di norme secche e chiare. Un procedimento snello quindi, che forse avrà, anche, il tocco benefico di sollevare i Tribunali da molte controversie sorte con l'applicazione della L. 54/06. E' notizia che il provvedimento, in questi giorni, è all'esame del Senato e della Commissione Giustizia.
Con questa iniziativa, per tutelare meglio i diritti dei bambini e dei ragazzi, si predispone:
La Parità. Ineludibile il diritto del bambino di essere affidato a entrambi i genitori. Non dovrebbero essere tollerati provvedimenti che travisino il principio dell'affidamento condiviso e quindi della bi-genitorialità, in quanto quest'ultimo è il modello ritenuto più adatto ai loro bisogno psico-fisici. Il bambino, visto in posizione centrale alla coppia in crisi, non deve essere vittima della guerra della stessa coppia, né soffrire della mancanza di uno dei due, relegato, spesso involontariamente, in posizione marginale.
Assegno. Il mantenimento e, quindi, la cura del figlio è un diritto-dovere di entrambi i genitori. Ciascuno dovrà provvedere in forma diretta al mantenimento dei figli, in misura proporzionale al reddito e alle proprie risorse economiche. Le modalità sono concordate direttamente dai genitori, in caso di disaccordo sono stabilite dal giudice. L'assegno mensile dovrà avere solo funzione perequativa, se necessario. Quindi, questo vuol dire che il Giudice dovrà "convincere" una parte - di solito quella femminile - a trovarsi un lavoro e non a vivere di rendita.
Casa. Si continua ad avallare, praticamente, affidamenti a un solo genitore, generalmente la madre. Difatti con la figura, instaurata dalla L. 54/2006, del "genitore convivente" e con il riconoscimento di una "residenza privilegiata", si riproduce il vecchio modello di affidamento "esclusivo" e monogenitoriale, con una quantificazione dei tempi del genitore "escluso". Al figlio, con questo ddl, va riconosciuto il diritto di mantenere un rapporto equilibrato e continuativo con ciascuno dei genitori, senza stabilire i tempi di permanenza nelle due abitazioni (altrimenti diventa affidamento alternato) e si afferma il principio del doppio domicilio al pari di altri Stati europei.
Obbligo mediazione familiare. Diventa obbligatorio, prima della separazione, rivolgersi a un Centro di mediazione familiare, per tentare di comporre la vertenza ed evitare, per quanto possibile, scontri tra i partners. E' previsto nell' art. 8 del nuovo ddl. Con la revisione della legge 54/2006 - che pur prevedendo questà coercizione fu approvata senza questo dettato - l'obbligo della mediazione familiare verrà introdotto.
Passi avanti? Mi pare di sì! C'è solo un problema però. Il tempo! Se ci sono voluti dodici anni per avere una legge, che già prima di essere applicata faceva acqua da tutte le parti, quanti anni ci vorranno per rimediare con queste pezze - parafrasando il linguaggio informatico -? Anelo che la pezza che oggi si vuol mettere sia abbastanza robusta da contenere l'acqua che si vuole far contenere. Ubi lex voluit dixit, ubi noluit tacuit, appunto!
(fonti varie fra cui il sito della Camera dei Deputati)
Papà. Per sempre.

lunedì 1 giugno 2009

Manifesto

Videre nostra mala non possumus, alii simul delinquunt, censores sumus
"Non possiamo vedere i nostri sbagli ma, appena gli altri fanno errori simili, facciamo la parte dei giudici".

È sempre troppo facile trovare i difetti negli altri e nel loro operato ma, non ci passa neanche per la testa, di fare prima un'analisi di coscienza e vedere se i nostri difetti non siano più grandi o, più numerosi di quelli su cui vogliamo ergerci a giudici. Lo specchio, secondo l'ottica dei falsi moralisti e degli ipocriti, riflette sempre la nostra immagine migliore, mentre per il prossimo che ci circonda, è sempre il contrario, siamo sempre pronti ad analizzare al microscopio ogni pur piccolo difetto, a volte, anche ingigantendolo esageratamente, per il solo gusto sadico e perverso di voler sembrare (non "essere") migliori degli altri.
Comincio così il mio MANIFESTO, il Manifesto di questo blog.
Come ogni, seria, organizzazione che si rispetti, anche questo blog, che serio sicuramente non lo è, abbisogna del suo "Manifesto". Lungi dal voler emulare altri, e più, onorevoli Manifesti, mi accingo a delimitane i contorni.
Con gli interventi in questo blog non intendo in alcuna maniera o misura instaurare una guerra con l'universo femminile. Non è lo scopo precipuo per cui esso è stato creato.
Men che meno esso vuole rappresentare uno strumento di derisione dello stesso universo.
C, motivandolo con l'occorrenza che, che nei due universi - quello maschile e quello femminile - vi sono Uomini e Donne che soffrono per gli stessi motivi. L'allontanamento, involontario, dai propri figli.
Questo è un diario di bordo delle vicende che mi vedono protagonista dall'ormai, lontano, 26 ottobre 2006. Giorno in cui mi fu notificato il ricorso in Tribunale, da parte della mia, ormai ex, moglie al fine di ottenere il riconoscimento dell'addebito della separazione.
Non vuole essere un'atto di accusa e mai lo sarà tenuto conto che, per tutta la durata della vita in comune, di occasioni per proporre separazione ce ne sono state parecchie.
E, come raccomandavano le nostre nonne, quanti di noi si sono stretti nelle spalle ed hanno tirato avanti? Anche io!
Io chiedo, come molti altri, di vivere la mia condizione odierna, che sia volontaria o che la si subisca, serenamente e di farla vivere, altrettanto, serenamente ai figli. Se non meglio!
Papà. Per sempre.


sabato 30 maggio 2009

Lo dico sempre io! (bis)

Vittorio Vezzetti: i danni da deprivazione genitoriale sono strettamente correlati ai tempi di permanenza presso il genitore non-collocatario
27/05/2009
"Uno dei fattori determinanti per la prevenzione della Sindrome di Alienazione Genitoriale (descritta da Richard Gardner) è rappresentato dal tempo di coabitazione del genitore bersaglio con la prole. Sembrerebbe dunque che questo aspetto, oggetto di trattative spesso convulse in fase di separazione coniugale di coppie con figli, rivesta un ruolo importante per la salute mentale dei nostri figli. Ma esiste realmente una prova scientifica del benessere apportato ai figli dal fatto di poter avere rapporti continuativi con ambedue i genitori? Al di là di frasi fatte e scontate (“è bello avere due genitori”), esiste una sicura evidenza dei benefici che ciò apporta ai figli ?
Una mano a dirimere la vexata quaestio ce la dà un articolo pubblicato su una delle più importanti riviste pediatriche mondiali (ACTA PEDIATRICA 97, 152-158, FEBBRAIO 2008, Sarkadi et al., Uppsala e Melbourne) svolta da pediatri ed epidemiologi svedesi e australiani e finalizzata a verificare se il coinvolgimento paterno (concettualizzato come tempo di coabitazione,impegno e responsabilità) abbia influenze positive sullo sviluppo della prole. Gli studiosi hanno analizzato retrospettivamente 24 studi svolti in 4 continenti diversi e con durate dai 10 ai 15 anni. La conclusione è che, dopo aver depurato i dati da variabili socioeconomiche, in 22 studi su 24 si è avuta l'evidenza degli effetti benefici derivanti dal coinvolgimento di ambedue le figure genitoriali. In particolare si è visto che il coinvolgimento del padre migliora lo sviluppo cognitivo, riduce i problemi psicologici nelle giovani donne, diminuisce lo svantaggio economico e la delinquenza giovanile, riduce lo svantaggio economico nei ragazzi.
La conclusione degli studiosi, provenienti da Paesi dove, dopo la separazione coniugale, al genitore non collocatario viene riconosciuto un diritto di visita pari al 25-30% del totale (e non il 17%) , è un appello alle autorità competenti affinchè ampliino i diritti di visita del non-collocatario. Negli USA molti studi hanno evidenziato i danni provenienti dall'assenza del padre (o per scelta del genitore o per volontà ostativa della genitrice) e tra questi sottolineerei American Journal of Public Health, num. 84, 1994, Sheline et alii (“I ragazzi con padre assente sono a più alto rischio per comportamenti violenti”) e Survey on child health, 1993, U.S. Department of Health and Human Services (“Bambini che vivono senza un contatto con il loro padre biologico hanno il doppio delle probabilità di lasciare la scuola”): da questo deriva la necessità scientifica di sanzionare efficacemente sia il genitore che rinuncia al diritto-dovere di visita dei figli, sia il genitore che ostacola i contatti della prole con l'altro genitore. In Italia la deprivazione genitoriale è quasi istituzionalizzata: in caso di separazione uno dei due genitori viene allontanato (tipicamente il padre) e fortemente limitato nei tempi di permanenza con i figli; quando i coniugi si riconciliano, e tornano a vivere insieme, il giudice non fa nessuna obiezione al ripristino dei tempi di coabitazione con la prole, a dimostrazione della grande confusione che ancor oggi si fa tra genitorialità e coniugalità: solo il coniuge può essere un buon genitore, solo il marito può essere un buon padre!
Secondo l'Osservatorio Nazionale ADIANTUM, il diritto-dovere di vita tra il genitore c.d. "non collocatario" (figura inesistente nel dettato del Legislatore) si colloca attualmente tra il 15 e il 17% del totale del tempo. Come in tutte le cose anche nei danni da separazione conta il profilo genetico: Battaglia et al., San Raffaele, dimostrano con uno studio su gemelli identici che i bambini geneticamente predisposti sottoposti a traumi da separazione genitoriale (lutti o separazioni coniugali “difficili”) in tenera età hanno elevate probabilità di soffrire da adulti di crisi di panico per una azione modificatrice sui centri bulbari della respirazione. La Prof.ssa Spence della Queensland University ha dimostrato invece che i danni da deprivazione genitoriale sono quantitativamente equivalenti sia che a latitare sia il padre sia che sia la madre e che , comunque, sono mediamente meno gravi dei danni da conflitto e che i tassi di dissocialità minorile sono maggiori nei figli di coppie formalmente unite ma conflittuali che in quelli di coppie separate (a dimostrazione che ciò che conta non è il divorzio legale ma quello emotivo).
Sulla base di molte considerazioni prima elaborate, diversi studiosi francesi hanno posto l'accento sul maggiore utilizzo che si dovrebbe fare del cosiddetto affido alternato: al di là di anacronistiche considerazioni stereotipate (“I piccoli nomadi”), l'esperienza della Francia (paese ove il divorzio esiste ininterrottamente dal 1792) è assolutamente positiva e fa ritenere che l’affido alternato consenta di eliminare i contenziosi su assegni di mantenimento, diritti di visita, alienazione genitoriale e coinvolgimento di ambedue i genitori. Secondo Solint (1980) questa modalità d’affido consente di incrementare la fiducia nei genitori, mentre per Jacuin e Fabre (1993) i risultati globali sono ottimi per prole e genitori".
Lo dico (da) sempre (anche) io! Solo il coniuge può essere un buon genitore, solo il marito (la moglie) può essere un buon padre (una buona madre)! Ma questa assurda scemenza chi la sostiene?
Papà. Per sempre.

martedì 26 maggio 2009

Lo dico sempre io!

Roma, 25/08/2009 (Ansa.it)
PAPA' SEPARATO PUO' VISITARE FIGLI SENZA LIMITI
"Confermato, dalla Cassazione, il diritto di un padre separato a vedere il figlio sedicenne - convivente con la ex moglie - senza alcun limite di tempo o calendario dei giorni prefissati. In pratica Stefano M., questo il nome del professionista romano che ha ottenuto la convalida di questo 'verdetto' che agevola il mantenimento del rapporto genitoriale, può incontrare il figlio tutte le volte che vuole tenendo solo conto dei suoi impegni e di quelli del ragazzo. "Alla conferma di questa decisione si è arrivati - spiega l'avvocato Gianna Giannamati che ha difeso Stefano M. - dopo che i giudici dell'appello hanno ascoltato il figlio del mio cliente che era un adolescente di sedici anni e non un bambino immaturo, e che ha parlato del suo ottimo rapporto col padre. Si tratta senz'altro di una decisione innovativa, specie per le separazioni precedenti alla legge sull'affido condiviso del 2006". In primo grado, invece, erano stati stabiliti - come sempre accade - orari e giorni di visita 'fissi'. In appello, invece, il ricorso del padre per liberarsi dai 'paletti' era stato accolto. Bocciata invece la richiesta di non pagare alla ex moglie - che dopo 14 mesi dalla prima udienza di separazione aveva già un figlio con un altro partner - l'assegno alimentare. La sentenza della Cassazione è la 11922".
Mi permetto di integrare alla notizia sopra riportata, alcune mie considerazioni. La prima è quella secondo cui questa sentenza, ancorché rilasciata a tre anni e passa dalla promulgazione della 54/2006, fortifica in me, ancora di più, il concetto che affido condiviso e calendarizzazione degli incontri non siano in perfetta sintonia con il dettato - a momenti costituzionale - della richiamata legge ed abbatte la, popolare, convinzione che l'affido debba essere monogenitoriale. Ciò alla luce che la sentenza sopra riportata attiene ad un caso di separazione ante legem.
E' chiarissimo, quindi, che gli ermellini, prima sentenziando, in svariate occasioni, l'assoluta necessità, nonchè ribadire un diritto fondamentale come quello che l'altro genitore - ed in genere il ramo famigliare di costui - abbia incontri con i propri figli chiedendo al genitore collocatario ogni sorta di collaborazione e, dopo, con quest'ultima massima, abbiano chiuso il cerchio attorno alla legge 54/2006, colmando un bug del sistema.
La seconda, ma non di meno importante, è quella secondo cui per costruire un rapporto "sano" genitori-figli, si evidenzia la necessità di una fattiva collaborazione, a prescindere di ammonimenti giudiziali ed altre amenità del genere, del genitore presso il quale i figli sono collocati.
Amenità, poichè, se il genitore collocatario venisse immediatamente colpito, fin dalle prime avvisaglie, con un provvedimento ad hoc, non credo che ci ritroveremmo con tribunali intasati a discutere di figli negati. E' cardine principe della Costituzione il principio secondo il quale i figli hanno due genitori. Ed al lamentarsi di uno dei due, prima prendere provvedimenti e poi, se ne ricorre il caso, discutiamo del come e del perchè. Sono sicuro che applicando questa sorta di legge del taglione molti collocatari si guarderebbero bene dal porre in opera questi - veri e propri - ricatti, si guarderebbero bene di considerare un Tribunale l'arena in cui misurarsi per piegare il diritto a proprio piacimento anche attraverso l'uso di mistificazioni, si guarderebbero bene di posizionare i figli a proprio piacimento. E, in tempo di crisi, non si avrebbe un'uso smodato dell'Istituto del Gratuito Patrocinio.
Ecco che, rispettando, fin dove è possibile, l'applicazione di queste due semplici regolette, il minore udito dal giudice, possa sentirsi, quantomeno, sereno nell'esplicare le proprie necessità.
Di fondo, però, non condivido pienamente che i minori vengano ascoltati dal Giudice adito, poiché dovrebbero ricorrere una montagna di presupposti, perlopiù pedagogici e/o psicologici. Egli non conosce appieno le vicende che accadono intorno a loro (ai minori) e, mi sia consentito dirlo, il loro giudizio non può essere scevro da errori in quanto - consideratelo anche voi - non possono discernere, come non potrebbe farlo un'altro terzo che intervenga nel conflitto, il confine fra la realtà e la fantasia, fra la realtà ed il sogno, fra la realtà e l'imposto. Magari sono stati indotti a considerare il Tribunale, il Consultorio, l'avvocato di mamma (nel caso di specie) come parte di un gioco?
Non credo che tutti abbiano una adeguata preparazione, neanche io per primo pur essendo genitore, per stimare se i minori ascoltati parlino per proprie deduzioni o per deduzione preimpostate. D'altronde, nel mio personale caso, dette considerazioni assumono un carattere preponderante atteso che ho vissuto in prima persona, con frequentissimi colloqui, l'operato della Psicologa del Servizio di Consultorio Familiare - ottima e preparata Professionista - ed atteso che, nelle ultime occasioni avute di stare un paio d'ore - dopo un bel pò di tempo - con i miei figli, i loro comportamenti sono stati diversi da quanto si vuol far credere. Liberi dai legacci sono diversi, liberi da ogni controllo riponderebbero anche al telefono o chiamerebbero loro.
Discorso a parte meriterebbero coloro i quali leggono i vari "Metodi Montessori" in una notte cercando di apparire angelici, pacati, comprensivi e pedagoghi pur mancando del principale cardine. Essere un padre! Essi stessi, pur preparatesi in cotale maniera, si accorgerebbero dell'unicità di un'altro essere, dell'unicità del loro stesso figlio, rispetto alle convinzioni massimaliste apprese.
Lo dico (da) sempre io! (E lo ha evidenziato anche la Piscologa del Consultorio)
Papà. Per sempre.

mercoledì 18 marzo 2009

Caramelle...

9 marzo 2009.
E' da poco trapelata una storica notizia. E' trapelata da poco tempo anche se il caso ha avuto il suo epilogo giovedì 5 marzo 2009. Possiamo, finalmente, dare un volto al Sig. "Sconosciuto". Quanti di Voi, almeno una volta nella vita, avete sentito o avete detto le, celeberrime, locuzioni: "Non aprire agli sconosciuti" e "Non accettare caramelle dagli sconosciuti". Ebbene, dopo svariati anni di indagini, siamo in grado di dare un volto al Sig. Sconosciuto - se non a migliaia di Sig. Sconosciuti -. A differenza di quanto, nessuno, è in grado di fare relativamente al disastro di Ustica, alla strage di Piazza Fontana e così via fino ad UNabomber. Ecco, di seguito, la foto del Sig. Sconosciuto.
La scoperta della identità del Sig. Sconosciuto è stata fatta casualmente. Egli si è recato nella abitazione dei propri figli nel pomeriggio, come già detto, 5 marzo c.a., e ciò in seguito ad un suo breve soggiorno presso i luoghi natii. Così il Sig. Sconosciuto, baldanzoso nei suoi intenti, suonava al citofono. Da li a poco, sul balcone, pertinente l'abitazione, si affacciava, nascostamente, il figlio più piccolo. Avendolo scorto il Sig. Sconoscuito richiamò il proprio figlio pregandolo di affacciarsi meglio. Come è naturale che sia, gli propose di scendere onde salutarlo abbracciandolo. Per tutta risposta ricevette un laconico: "Non posso scendere. La mamma non vuole se non c'è lei." E di colpo, il figlio più piccolo, rientrò. Le speranze del Sig. Sconosciuto si infransero come l'onda del mare si inhfranse sugli scogli. Egli sperava che, almeno una volta, una sorta di orgoglio da parte del figlio, avesse prevalenza sui diktat materni. E' stato così che il Sig. Sconosciuto ha scoperto di portare, ormai, codesto cognome.
Questo articolo non sarebbe mai stato possibile scriverlo se non ci fosse stato un testimone oculare, il quale, stante l'incredibile novità di aver dato un volto ai Sig.ri Sconosciuti che hanno invaso la Sua infanzia, ha ritenuto opportuno divulgarne la notizia.
Dopo un periodo si silenzio dovuto a, mera, mancanza di tempo, riprendo il cammino intrapreso con questo diario. Cercherò di aggornarlo con le ultime novità. Credo che non vi dispiaccerà leggerle come, a me, non dispiaccerà fissarle nel tempo. Riuscitò anche a dimostrare la vera identità del Sig. FALQUI .
Papà. Per sempre.

venerdì 27 febbraio 2009

I Filistei di Sansone.

E' ormai ufficiale. Le fasi finali(?) della guerra santa della "santa madre" sono ormai in atto. Una guerra totale aperta nei confronti di chi, a qualsiasi titolo, ha stretto "alleanza" con lo scrivente. E se non si tratta di vera e propria alleanza definirei i rapporti con un laconico "patto di non belligeranza". Ciò dovendosi attendere alla mia età, alla mia maturità ed al, relativo, possedere le dovute cognizioni di causa sulle mie azioni. Napoleon "santa madre" si prepara a sferrare gli ultimi attacchi a colpi di cannone onde, temerariamente, sfondare delle inesistenti trincee. Ricreare l'inferno sulla terra l'obiettivo finale.
Devo ammettere che comincio a nutrire seri dubbi sull'esistenza di Essere Supremi, indi per cui, non vedo perchè credere ad un inferno ad Essi contrapposto.
I "non belligeranti" del caso sono, in primo luogo, delle persone a cui, penosamente, ho dovuto chiedere di essermi testimoni allorquando mi recavo a casa per stare con i miei gioielli - puntualmente non trovandoli -, in secondo luogo, e non da meno importanti dei primi, i miei parenti più stretti. Ai primi Napoleon "santa madre" ha tolto il saluto, fatti oggetto di chiacchiericcio (buon sangue non mente) e, nelle more, apertamente minacciati (non solo dalla "santa madre" in alcuni casi). I secondi sono stati, e lo sono ancora, oggetto di attenzioni particolari. Piccole, infantili, ripicche e puerili prevaricazioni vengono attuate con assidua sistemicità. Come, ad esempio, parcheggiare la macchina (della "santa") in modo di impedire l'accesso o, peggio, l'uscita delle auto riparate nel garage. Necessità, facendo i dovuti scongiuri, che potrebbe verificarsi attesa l'età pressochè ottuagenaria dei miei genitori. Per loro il verdetto emesso è senza appello. Rei di non aver "suffragato" le posizioni della "santa madre".
Si erano sentiti i primi tuoni di cannone allorquando la stessa "santa" ha proposto ricorso per il riconoscimento giudiziale attraverso il quale i miei genitori debbono sopperire al mio obbligo "alimentare". Ciò è avvenuto!
Ciò è avvenuto con una sentenza di discutibile qualità che avvalora, fra l'altro, tesi strampalate, note contraddittorie e contraddizioni lampanti poste a base del ricorso medesimo. A seguito di cotanta cosa si proponeva inpugnativa avverso tale briosa (nelle more) interpretazione guirisprudenziale.
Oggi, invece, tocca all'artiglieria provvedere a far breccia nella pseudo-trincea. Ieri, infatti, si sono presentati i Carabinieri al domicilio dei miei genitori, convocandoli, per oggi 27/02/2009, in caserma per la notifica di una querela. Non è, davvero, difficile immaginare quale sia il contenuto della querela - mancato versamento degli "alimenti" (nda) -. Ormai la "santa" è prevedibile. A questo punto più di un inferno in terra, io credo che si tratti di una vera e propria persecuzione giudiziaria a tutti i livelli. Persecuzione non è uno di quegli spopositi che si sentono di tanto in tanto, è, un'amara, verità!
In primis perchè la sentenza di cui innanzi non è munita di provvisoria esecutività; In secundis perchè contro la stessa pende, ormai, giudizio di opposizione. A tanto concorre un'altro motivo. In un mio post precedente, scrivevo del lavoro che svolgo per tirare su, almeno, gli "alimenti". Ebbene le varie produzioni pagano con ritardo sicchè, nel mese di febbraio ho potuto versare quelli relativi a gennaio e, di conseguenza, a marzo verserò quelli di febbraio. Sono dell'idea che nessuna reale giustificazione può addursi ai colpi di artiglieria sparati se non quello di avere carattere persecutorio. SIC!! Evidentemente, alla "santa", non basta che i miei genitori, ben sopportando l'assegnazione della (loro) casa ai nipoti ma sofferenti della sua occupazione da parte di quest'ultima, provvedano a pagarle l'ICI e l'acqua. Ora, ammmettendo che quando la (loro) casa era occupata da me, quelle liberalità potevano essere giustificate, non si vede il motivo per cui odiernamente, dette liberalità, devono continuare a beneficio di essa.
Napoleon "santa" provveda a ricaricare il mortaio! Eviterà, di certo, di farsi trovare impreparata alla prossima occasione. La pseudo-trincea che, oniricamente, immagina dev'essere distrutta! La (sua) giustizia deve trionfare! Ma a che costi? Questo se l'è chiesto?
Mi viene in mente un parallelo con "Il deserto dei Tartari" di Buzzati. Una fortezza posta ai margini di un deserto - il deserto dei tartari appunto - preparata a combattere, posta ad avamposto di fronte ad un nemico che non si appalesa mai. Quasi fosse inesistente. Alla lunga della fortezza, una volta baluardo difensivo, nessuno se ne rammenterà l'esistenza. L'esercito che si aspettava la "santa" è inesistente, ed ha scelto di tenere un profilo basso e, soprattutto, si considera rispettoso nei confronti dei miei gioielli. Veda, "santa madre", dopo l'incontro con loro presso il consultorio (13/02/2009) è ancora maggiormente invalsa in me la consapevolezza che essi siano usati, incolpevolmente, come fantaccini da prima linea. Non posso che esprimerLe il mio ribrezzo per questo.
Muoiano i Filistei di Sansone. Sansone resti in vita però. Almeno gli "alimenti" li passerà.
Mi permetto di rispondere in forma pubblica ad alcuni messaggi elettronici che mi sono pervenuti da alcuni lettori. Ringrazio, innanzitutto, della solidarietà espressami ma, devo, comunque puntualizzare alcune cose. Questo blog mi serve per fissare i miei pensieri ed, a tratti, a parlare ai miei figli. Ammetto che è una forma dura di dare informazioni, ma, reputo che sia la mia forma ideale di dialogo. Non credo che esista un metodo univoco di dare educazione ai propri figli, così come non esiste chi è già genitore prima di esserlo effettivamente. Io il genitore lo faccio così. Chi può dire se questo sia un metodo giusto o sbagliato? Sono un genitore e, come tale, mi sento di affrontare l'educazione dei miei figli in questa maniera. Il comunicare loro che gli voglio bene, che aspetto il momento di ricominciare a sorridere assieme a loro lo affido agli (svarati) sms che inoltro. Qui intendo continuare il mio ruolo di educatore alla mia maniera. Abbiate pazienza
Papà. Per Sempre.

giovedì 26 febbraio 2009

Allibito! Poco, ma, allibito.

Vorrei invitarVi a vedere questo video http://www.youtube.com/watch?v=E6h4-2zCS0c .
Esso parla da solo. E' solo un padre che cerca di vedere il figlio! Spesso le complicità si elevano a livelli inimmaginabili. Anche allo scrivente, alcune volte, recandosi presso la Stazione dei Carabinieri o presso la Questura di Polizia per sporgere querela per l'inosservanza di disposizioni del Giudice, è stato oggetto di varie "raccomandazioni", bonarie per fortuna, al fine di convincerlo a porre desistenza dai suoi propositi. Mi piacerebbe sapere se la stessa perseveranza convincitiva sia stata adottata anche nei confronti della "santa madre" per le, svariate, querele inoltratemi. Ci tengo a sottolineare che le querele sono giuste, per carità. Non ho avuto la possibilità di essere costante nel versamento degli "alimenti". E' questa è una giusta causa! Peccato solo che lo stesso dispositivo Giudiziale stabilisca, non solo, la quantità onerosa degli "alimenti", ma, anche i tempi di frequentazione - minimi vista la L. 54/2006 - genitore-figli. Peccato che lo stesso dispositivo disponga, ai sensi della citata Legge, l'affido condiviso. Ma questo sono dettagli di nessun valore. E' importante anche sapere che la discontinuità nell'effettuare i versamenti non è dato da una effettiva volontà di sottrarsi a codesto obbligo. Essendo un libero professionista, iscritto ad un albo professionale, il mio lavoro si svolge sulla fiducia che si instaura col cliente. Ma detta fiducia crolla, inevitabilmente, allorquando, con premeditata freddezza criminale, il chiacchierio più bieco ed infondato - ora posso tranquillamente dirlo - messo in atto dalla "santa madre" & co., ha fatto il suo, trionfale, ingresso in questa storia. Per ritrovare una certa puntualità ho accettato anche di lavorare con un contratto a progetto aldifuori dei confini della mia regione natia. La crisi attuale ha fatto il resto. Ora, per sopperire a codesta situazione, mi sono convertito a diventare un animale notturno. Mi sono adattato a fare il vigilantes presso le unità esterne filmografiche. Dormo in macchina, ma ne sono felice. Se lo faccio per i miei gioielli sono felice! Anche se tale situazione non corrisponde alle mie, umane, aspirazioni. Nulla è dato sapere in ordine ad un'eventuale tentativo impiegatizio della "santa".
Vorrei segnalarVi un'ultima chicca. Quando siete oggetto di querela viene aperto un fascicolo d'indagine presso gli Uffici di Polizia presso la quale questa viene depositata. Bene, nonostante fedina pulita, vita tranquilla ed irreprensibilità Giudiziaria, recandovi presso gli stessi Uffici sarete trattati come i più incalliti delinquenti. Attenti genitori che reclamate i vostri diritti - per non parlare dei Diritti dei vostri Figli - la solidarietà può trasformarsi in Associazione a Delinquere. Hai visto mai?
Papà. Per sempre.

lunedì 23 febbraio 2009

Consultorio!

Il 13/02/2008, previo appuntamento concordato con la psicologa, in servizio presso il Consultorio della mia cittadina originaria, ho potuto (ri)avere il piacere, sublime in alcuni tratti, di poter - finalmente - riprovare il gusto di passare un di tempo con i miei due gioielli. In alcuni tratti, perché, pur essendo in una stanza chiusa il sapere che la loro "santa madre" era a pochi passi da loro e, che, in ogni momento, la porta si sarebbe potuta spalancare qualora la stessa "santa" si avvedesse della necessità di intervenire. In verità e per quanto ho potuto apprendere, leggendo qua e là su vari siti, alcuni psicologi che di PAS (Sindrome di Alienazione Parentale) ne conoscono ampiamente la portata, hanno come regola cardine "l'allontanamento" dell'altro genitore dal luogo ove si svolge l'incontro genitore(bersaglio)-figli. Le sensazioni più disparate si sono affollate nel cuore e nella mente. Dolcezza, comprensione, burberità, frustrazione ed ansia. Ovviamente anche commozione! Un'incontro che, segnato dalla presenza della "santa" nella sala d'attesa, come è facile arguire è stato difficile da sostenere. Difficile nello svolgimento. Tralasciando i convenevoli di rito, è ovvio oltre che naturale, che, per le occorrenze succedute negli ultimi due anni, gli abbia chiesto come mai non hanno mai risposto alle mie telefonate, ai miei sms, ed in generale, come mai non riusciamo più a stare insieme o stare insieme ai nonni o gli zii (di parte paterna. Ovviamente). Tralasciando, per la loro ovvia scontatezza, sulle risposte datemi in merito alle chiamate ed agli, svariati, sms, mi ha colpito la risposta in ordine alla seconda parte delle domande di cui sopra. La risposta, più che laconica e lapidaria, è stata: "Perché tu CI hai lasciato!". Procederò più in là ad una dissertazione su questo punto, ora, vorrei chiudere questa breve cronistoria. Visto che avevo loro riferito che ho voluto creare questo blog in cui parlavo di, e per, loro, atteso le vicissitudini che sono stato costretto a vivere (e di cui riporto in alcuni post precedenti), alla presenza della stessa psicologa, ho consegnato loro delle stampe degli interventi fino ad allora predisposti. "Voi sapete che io vi ho sempre parlato così, col cuore in mano, direttamente e senza peli sulla lingua. Questa è una copia del blog che vi avevo detto."
Dopo, e di questo ne ringrazio ampiamente la professionista in questione, la psicologa ha espedito vari tentativi di far capire ai miei gioielli che non vi sono motivi per cui gli incontri debbano svolgersi in quella struttura, che il padre non li abbandonati, che anche i nonni (paterni) hanno necessità di stare coi nipoti, ho preferito porre termine a questo incontro riscontrando una certa loro resistenza. Giulia, la più grandicella, al temine dell'incontro mi saluta con un laconico ciao, mentre Luca, il più piccolino, si avvicina e mi bacia sulla guancia.
"Perché tu CI hai lasciato!". Apro la dissertazione dovendo, a malincuore, ammettere che il "lavoro sporco" è stato compiuto. Tralasciando l'occorrenze che: la prospettiva di proporre separazione circolava da parecchio tempo; in effetti nell'ottobre del 2006 la "santa" ha provveduto a depositarne l'istanza, non mi sembra corretta la proporzione che si è instaurata. A parte di ogni discorso mi pare che il "Vostro padre CI vuole lasciare", detto in molte occasioni ai figli equivale al "Vostro figlio CI vuole lasciare" che la "santa" ha ripetuto ai miei genitori. Quel "CI" che vuol rappresentare? L'unitarietà fa la "santa" e i nostri figli? Quell'unitarietà che, fino alla emanazione della L. 54/2006, era sancita da ogni qualsiasi risoluzione giudiziaria come regola ferrea, retaggio di un'italietta matriarcale. Sappiamo che è dura spezzare convincimenti arcaici. Ma la legge è legge. Dura lex, sed lex! Ah, i romani ed il loro diritto! La 54/2006 ha stravolto questi vaneggiamenti. Solo che loro resistono. I, vari, "CI" saranno duri a morire. Purtroppo.
Non basta che le varie Corti di Cassazione stabiliscano, via via, l'uniformità di intendimenti ed azioni, nella applicazione precipua delle norme dettate dalla norma citata. Quello che, ne la legge ne la Corte, non riusciranno a scalfire sono i (gretti) credo di tutte le "sante madri", l'antidiluviana concezione che i figli gli "appartengano", la granitica perseveranza nel considerare i maschi come incapaci di curare i propri figli ed, in ultimo, la psicotica demenza espressa in quel senso di onnipotenza che le appaga, come e (certamente) meglio di un rapporto sessuale, quando riescono ad evitare gli incontri padre-figli. Magari sottraendosi ad un disposto giudiziario!
Ah, dimenticavo. Di tanto in tanto, quando i sensi di colpa attanagliano (eventualmente) le "sante madri", viene loro in soccorso il loro ramo familiare. Ricordo ancora "maga maghella", familiare della mia "santa madre", dirmi: "Fa bene a non farteli vedere", allorquando mi apprestavo a citofonare, tra l'altro inutilmente visto che la "santa" aveva già preso il volo, ai miei figli per intrattenermi con loro (e senza che io proferissi alcuna parola). "CI" è una particella nominale colla quale si mostra la propria incapacità di far fronte, con ragionevolezza e perizia, ad un evento i cui presupposti non erano recenti. La propria incoscienza nel negare la salvaguardia dei rapporti dei figli con l'altro genitore. E le stampe del blog? Appena concluso l'incontro presso il consultorio, e da questa sede a poca distanza - ma a stretta vicinanza dello studio del proprio avvocato -, i fogli erano già stati "consegnati" alle mani della "santa madre". Con l'occhialino a mezzo naso, ella, era intenta a scorrerne le frasi ivi impresse. Quasi (eufemismo puro) che cercasse qualcosa che gli desse la possibilità di soddisfare la sua sete di giustizia terrena. D'altronde, da tre anni, querula appigli, anche i più strampalati, su cui basare le sue verità. Provvederò ad inviarle le copie degli altri interventi effettuati. Magari l'ha trovata una buona lettura!
Ai miei gioielli voglio dire che li ho già perdonati. Anche se a loro non v'è nulla da perdonare. Io sarò qui, a braccia aperte, vi aspetto!
Papà. Per Sempre.
"Non credere a chi ti comanda, a chi ti punisce, a chi ti ammaestra, a chi ti insulta, a chi ti deride, a chi ti lusinga, a chi ti inganna, a chi ti disprezza. Essi non sanno che tu sei ancora un uomo libero", Marcello Bernardi
(p.s.. Il post è riferito alle mie vicende personali. Chiedo, sommessamente, scusa a tutte le "donne" che si sono impedite l'attuazione di queste forme di ricatto. Ma, e mi sia consentito dirlo, svariate associazioni e moltissimi siti internet, sono stati fondati, sono gestiti e sono frequentati da genitori le cui storie sono parallalelamente aderenti alla mia. Vorrà dire qualcosa no? E' il caso di affermare che non esiste un caso isolato ma un fenomeno di massa? E la "colpa" di chi è?)

mercoledì 18 febbraio 2009

Amaro in bocca!


Mi tocca sedere dalla parte del torto visto che tutti gli altri posti sono occupati!

Papà. Per Sempre.

Tutto il mondo è paese!

Leggo quanto di seguito da SECOLO XIX.it.
La spezia, 18/02/2008.
"LUI le ha fatto trovare le valigie già pronte accanto alla porta e quando lei è arrivata le ha detto di prenderle e andarsene subito, su due piedi, ma prima di lasciare l’appartamento lei ci ha messo oltre due ore. In questo lasso di tempo è arrivata la polizia e la giovane donna ha dato vita a una sorta di telenovela, un teatrino dell’assurdo condito con battute salaci e caustiche sulla virilità del suo ex. Il tutto davanti agli allibiti agenti che, pur imbarazzati, non si sono lasciati coinvolgere nella baruffa verbale fra i due ex amanti.
Quando finisce un amore c’è chi mantiene aplomb e distacco e chi invece mette tutto in piazza, segreti e peccatucci compresi. Questa seconda versione è quella che ha seguito una donna di 33 anni di origini sudamericane. Quando è entrata nell’appartamento il suo compagno, uno spezzino di 36 anni, le ha indicato le valigie e la porta. Erano le 20.40 e lei non voleva abbandonare quello che era stato il loro nido d’amore. Proprio com’era capitato giorni fa ad una ragazza che era nelle sue stesse condizioni: lasciata dall’ex, proprietario della casa, e con la prospettiva di trascorrere (almeno) una sera in strada. Con l’aggravante che quella donna aveva anche un figlio. Così lui ha chiamato il 113, per farla cacciare. Lei allora ha detto che se ne sarebbe andata via, ma prima voleva controllare cosa avesse messo dentro le valige. Poi ha voluto aprire tutti i cassetti della casa per verificare se mancasse ancora qualcosa. Ci ha messo ore a compiere queste operazioni, trascorse in boccacceschi commenti sulla mascolinità sotto le lenzuola del suo ormai ex. Alla fine se n’è andata via lasciandogli le chiavi. Prima però, ha voluto il decoder di Sky, dicendo che quello lo aveva pagato lei. Chissà se lui sentirà più la mancanza della sua bella o dell’abbonamento per vedere Ibra, Del Piero o Kakà sul satellite."
Non c'è che dire. Tutto il mondo è paese! Però devo confessare una cosa. Almeno, la sudamericana protagonista della storiella sopra riportata, non ha visto i propri vestiti lanciarsi nel vuoto o essere oggetto di lanci di bottigliette varie. Già dimenticavo, nel mio caso, questi oggetti, di per sè inanimati, di colpo assumono vita autonoma.
Papà. Per Sempre.

lunedì 16 febbraio 2009

Ci risiamo!

Dal sito di Adiantum
Cassazione. Sanzione per l'avvocato che contravviene al divieto posto dal giudice di sentire i figli minori
Da "Diritto & Giustizia" - 11/02/2009
Confermata la sospensione per tre mesi ad un difensore che non è riuscito a provare la preparazione psico-pedagogica che gli avrebbe consentito di colloquiare con i figli dell'assistita senza dover sottostare alle limitazioni del Tribunale. Va sospeso dall'esercizio della professione, sia pur per tre mesi, l'avvocato che nel corso di un giudizio di separazione coniugale intrattiene colloqui con i figli minori della sua cliente, su questioni riguardanti la causa, contravvenendo alle specifiche restrizioni poste dal giudice in ordine alla loro frequentazione. Solo la prova - davanti all'organo disciplinare - di un'adeguata preparazione psico-pedagogica, che gli consentirebbe di superare i paletti posti dal magistrato a tutela dell'integrità psicologica dei minori, permetterebbe al difensore di sfuggire alla sanzione in esame. Così le Sezioni unite civili della Cassazione con la sentenza 2637/09 (qui leggibile come documento correlato), nel confermare lo stop alla professione inflitto ad un legale friulano dal Consiglio nazionale forense, hanno respinto le doglianze dell'avvocato secondo le quali il Cnf non avrebbe tenuto conto della situazione di necessità che lo aveva spinto a prendere contatti con i figli della sua assistita, al fine di verificare se davvero il padre li aveva sottoposti ai maltrattamenti denunciati dalla madre. Senza successo, infatti, il ricorrente si è rivolto a piazza Cavour per sostenere che le limitazioni poste dal giudice della causa a tutela dei minori non avrebbero potuto operare nei confronti del legale della madre, investito del mandato di difenderla anche con iniziative di carattere penale. Non solo, la motivazione del verdetto di condanna sarebbe viziata per non aver considerato che l'avvocato era dotato di cognizioni medico-psicologiche adeguate a consentirgli di parlare con i figli minorenni della sua cliente senza pregiudizio per il loro equilibrio psichico. Sul punto, la Suprema corte ha sottolineato che "nulla è indicato in ordine ai dati di fatto dai quali tale circostanza si sarebbe dovuta desumere, nel giudizio di merito, né in ordine al modo ed al tempo in cui, nel corso di quel giudizio, essa sarebbe stata dedotta e provata". Di conseguenza, non è consentito ravvisare in essa un fatto decisivo della controversia sul quale il giudice a quo avesse l'onere di formulare una specifica motivazione".

Io sono a conoscenza del fatto che i miei due gioielli sono entrati spessissimo - per non dire sempre - negli studi degli avvocati che si sono succeduti (ben tre nda) nella "difesa" della "Santa Madre" e (dimostratemi il contrario e son pronto a donarvi un rene) che volete che non siano stati "sentiti" da codesti professionisti? Ci sono entrati anche Venerdi scorso (13/02/2009) al termine dell'incontro organizzato dal Consultorio della mia cittadina d'origine. Ma costoro sono adeguati al ruolo che intendono ricoprire? Hanno adeguata informazione tecnico-psicologica-pedagogica? Non credo la abbiano. Credo, al contrario, che i loro "interventi" siano più mirati ad utilizzare, tutti e chiunque, a mò di fantaccini. Per la cavalleria si vedrà!
Sono anche a conoscenza, avendo sostenuto colloquio, che uno di questi ha rimproverato alla "Santa Madre", sua (ex) cliente l'occorrenza per cui, continuativamente, essa si recava con loro nei vari consulti. Riporto che il legale in parola ha "rinunciato" all'incarico per questo e per altri, più gravi, motivi.
Del Consultorio ne scriverò più tardi.
Papà. Per Sempre.

lunedì 9 febbraio 2009

Anche gli avvocati hanno un anima

L'ho letto e mi piace riportarvelo.
Da http://www.pensalibero.it/Dettaglio.asp?IDNotizia=3863 Tuesday, February 03, 2009
"IL SISTEMA CONTRO I CITTADINI (AFFIDAMENTO CONDIVISO INAPPLICATO)
Premetto che quanto andrò ad esporre è uno sfogo in quanto la vicenda avvenuta e di cui riferisco offende la mia personale sensibilità oltre che l’intelligenza, ma non si può dire che sia una svista del giudice perchè questo giudice fa “sistematicamente” così: ho almeno altri tre casi solo io, ed altri giudici si avvicinano a questo sistema anche se meno clamorosamente. Stiamo arrivando alla precettazione delle famiglie per decreto giudiziario, stiamo creando dei figli costretti a vivere come un giudice vuole: la copia sbiadita dei "figli della Repubblica" dell'antica Roma, ma almeno quelli erano orfani. Ritenevo che l'affidamento ad entrambi i genitori non dovesse risolversi in un affidamento al giudice. AVV. ELISABETTA BAVASSO Firenze AUTORIZZO E AUSPICO LA DIVULGAZIONE DI QUESTA LETTERA.
QUESTI I FATTI Fabio diventa padre all’età di 27 anni della piccola Flora, nata dal matrimonio con Samantha. La coppia si separa (la moglie confessa un tradimento e poi chiede la separazione). Fabio ha 29 anni, la piccola 18 mesi. Frastornato da tutta la vicenda Fabio firma una separazione consensuale nel quando ancora vigeva la precedente normativa. La bambina è affidata alla madre, il padre può tenerla con se un giorno feriale (questo fu il desiderio della madre). Perché non aveva esperienza di separazioni sic! Perché assistito debolmente, intimorito dal solito argomento della tenera età della bambina e dal “potere” materno Fabio firma. Fabio poi prende mano mano coscienza, vede e constata personalmente la sostanza di un rapporto padre-figlio e della funzione di genitore, comincia a cercare di realizzare anche nella quotidianità quello spazio di rapporto che gli consenta di “fare” il padre. Comincia la risalita difficile ed osteggiata dalla madre. Fa una richiesta di modifica delle condizioni di separazione al Tribunale di Firenze, perché ogni strumento di dialogo o di mediazione con la madre non sortiva risultati. Il Tribunale di Firenze con decreto del 2007 decide che la bambina riceva cura diretta dal padre stando presso di lui i finesettimana alternati dal sabato alla domenica sera ed il mercoledì con pernottamento fino al giovedì con riaccompagnamento a scuola. Questo mercoledì diventa quindi il giorno costante e fisso di ogni settimana, l’incontro con il padre anche nei giorni di scuola, l’unico giorno di accompagnamento a scuola, l’unico giorno in cui le maestre i compagni vedono all’ingresso il babbo di Flora. Maturano i tempi per il divorzio, Fabio ripropone alla madre una ulteriore progressione nella condivisione dei tempi di cura della figlia, basta che quel mercoledì non finisca con la mattina del giovedì ma con quella del venerdì per realizzare una piena condivisione, oppure che i giorni di 24 ore e non di dodici siano due e che, quindi Flora possa dormire dal padre anche un altro giorno in prosecuzione del pomeriggio. Ma la madre non accetta, Fabio presenta il ricorso per divorzio e chiede:- - -“ L’età di Flora, il naturale ampliamento degli ambiti della cura, che, col tempo andranno a riguardare sempre di più le sfere dell’educazione e della formazione e dell’apprendimento, rendono indispensabile un ampliamento del tempo effettivo di presenza e di intervento del padre. I tempi attuali risultano esigui e, frammentati in relazione alla continuità di alcuni interventi. [..] Conclude affinché sia fissata udienza per la comparizione personale dei coniugi innazi al Presidente e che il Tribunale: Pronunci lo scioglimento del matrimonio contratto tra il iscritto al n°xxx del registro matrimoni del comune di Firenze. Dichiari la figlia affidata ad entrambi i genitori. Disponga che la bambina abiti:- i fine settimana alternativamente uno col padre uno con la madre, comprendenti i pernottamenti di venerdì sabato e domenica - i giorni infrasettimanali di ciascuna settimana due col padre due con la madre, con pernottamento- metà delle festività natalizie e fine anno e Pasquali e metà della vacanze estive anche in due soluzioni con ciascuno dei genitori- che le spese siano sostenute direttamente da ciascun genitore, eventualmente con individuazione di settori, oltre naturalmente per ciascuno le spese di vitto, consumi ed ordinarie in relazione ai giorni di permanenza [..] ”- - -La madre si costituisce in causa e chiede che la permanenza della bambina col padre rimanga quella stabilita nella sentenza del 2007, con il mercoledì compreso il pernottamento ed i fine settimana alternati. Il Presidente convoca le parti le sente personalmente, da brevemente la parola agli avvocati, si riserva di decidere. Mercoledì mattina della scorsa settimana giunge agli studi degli avvocati via fax dalle cancellerie la copia dell’ordinanza del Presidente che stabilisce il pernottamento del mercoledi’ è sparito, i fine settimana sono il primo ed il terzo, non alternati, e cominciano dal venerdì c’è un secondo pomeriggio la settimana. Fabio Barzagli è diventato il padre dei giardinetti e delle visite, non accompagna mai la figlia a scuola, e comunque apprende dalla telefonata dell’avvocato la decisione mentre è in macchina con la bambina nel pomeriggio di mercoledì ed a rigore gli viene detto che deve riaccompagnare la figlia entro le 20 perché la decisione è immediatamente esecutiva. Non lo fa, non succede nulla, forse la madre non era informata, tenta con la madre un approccio di mediazione ma la madre non accetta rivendicando che il giudice aveva deciso per il bene della figlia; il mercoledì successivo 28 gennaio mentre la bambina già dormiva come di consueto a casa del padre arrivano i carabinieri entrano chiedendo della bambina, diffidano il padre ad adempiere ai provvedimenti riconsegnandola alla madre come prevede la decisione del giudice. Fabio si rifiuta, lo avvertono che sta compiendo un reato, egli se ne assume la responsabilità si allontanano, chissà forse torneranno mercoledì prossimo. Fabio ha proposto reclamo alla Corte d’Appello, deve essere fissata l’udienza. Che sistema è quello che impone da sentenza di Tribunale fino al giorno 21 che una figlia il mercoledì notte dorma col padre ed una settimana dopo, senza che sia accaduto niente nel frattempo e senza che neppure lo avesse chiesto la madre, una settimana dopo impone che la figlia NON dorma col padre il mercoledì notte. Che sistema è quello in cui i giudici devono decidere queste cose e che dovendole decidere decidono di fare di testa loro come se i figli fossero propri e senza considerare minimamente in quale contesto di delicati e faticosi equilibri questa loro decisione va a cadere. Che sistema è quello in cui se un giudice sbaglia con la stessa rapidità non si ripara. Che sistema è quello in cui carabinieri vanno armati alle nove di sera a casa di un onesto cittadino invece di convocarlo in un ufficio. Che sistema è quello in cui il mercoledì 28 gennaio è reato fare quello che il mercoledì 21 era obbligo fare. QUESTO E’ UN SISTEMA CHE FA IMPAZZIRE I CITTADINI E CHE ABITUA I CITTADINI ONESTI A NON OSSERVARE GLI ORDINI DI UN GIUDICE PER AVERE RISPETTO DI SE’. Questo è un sistema sovversivo dell’ordine e della legalità. AVV. ELISABETTA BAVASSO"
Non ho necessità di aggiungere altro a quanto riportato dalla professionista in questione. Che dire oltre a quanto detto da chi di queste questioni se ne occupa tutti i giorni?
Papà. Per sempre.