martedì 26 maggio 2009

Lo dico sempre io!

Roma, 25/08/2009 (Ansa.it)
PAPA' SEPARATO PUO' VISITARE FIGLI SENZA LIMITI
"Confermato, dalla Cassazione, il diritto di un padre separato a vedere il figlio sedicenne - convivente con la ex moglie - senza alcun limite di tempo o calendario dei giorni prefissati. In pratica Stefano M., questo il nome del professionista romano che ha ottenuto la convalida di questo 'verdetto' che agevola il mantenimento del rapporto genitoriale, può incontrare il figlio tutte le volte che vuole tenendo solo conto dei suoi impegni e di quelli del ragazzo. "Alla conferma di questa decisione si è arrivati - spiega l'avvocato Gianna Giannamati che ha difeso Stefano M. - dopo che i giudici dell'appello hanno ascoltato il figlio del mio cliente che era un adolescente di sedici anni e non un bambino immaturo, e che ha parlato del suo ottimo rapporto col padre. Si tratta senz'altro di una decisione innovativa, specie per le separazioni precedenti alla legge sull'affido condiviso del 2006". In primo grado, invece, erano stati stabiliti - come sempre accade - orari e giorni di visita 'fissi'. In appello, invece, il ricorso del padre per liberarsi dai 'paletti' era stato accolto. Bocciata invece la richiesta di non pagare alla ex moglie - che dopo 14 mesi dalla prima udienza di separazione aveva già un figlio con un altro partner - l'assegno alimentare. La sentenza della Cassazione è la 11922".
Mi permetto di integrare alla notizia sopra riportata, alcune mie considerazioni. La prima è quella secondo cui questa sentenza, ancorché rilasciata a tre anni e passa dalla promulgazione della 54/2006, fortifica in me, ancora di più, il concetto che affido condiviso e calendarizzazione degli incontri non siano in perfetta sintonia con il dettato - a momenti costituzionale - della richiamata legge ed abbatte la, popolare, convinzione che l'affido debba essere monogenitoriale. Ciò alla luce che la sentenza sopra riportata attiene ad un caso di separazione ante legem.
E' chiarissimo, quindi, che gli ermellini, prima sentenziando, in svariate occasioni, l'assoluta necessità, nonchè ribadire un diritto fondamentale come quello che l'altro genitore - ed in genere il ramo famigliare di costui - abbia incontri con i propri figli chiedendo al genitore collocatario ogni sorta di collaborazione e, dopo, con quest'ultima massima, abbiano chiuso il cerchio attorno alla legge 54/2006, colmando un bug del sistema.
La seconda, ma non di meno importante, è quella secondo cui per costruire un rapporto "sano" genitori-figli, si evidenzia la necessità di una fattiva collaborazione, a prescindere di ammonimenti giudiziali ed altre amenità del genere, del genitore presso il quale i figli sono collocati.
Amenità, poichè, se il genitore collocatario venisse immediatamente colpito, fin dalle prime avvisaglie, con un provvedimento ad hoc, non credo che ci ritroveremmo con tribunali intasati a discutere di figli negati. E' cardine principe della Costituzione il principio secondo il quale i figli hanno due genitori. Ed al lamentarsi di uno dei due, prima prendere provvedimenti e poi, se ne ricorre il caso, discutiamo del come e del perchè. Sono sicuro che applicando questa sorta di legge del taglione molti collocatari si guarderebbero bene dal porre in opera questi - veri e propri - ricatti, si guarderebbero bene di considerare un Tribunale l'arena in cui misurarsi per piegare il diritto a proprio piacimento anche attraverso l'uso di mistificazioni, si guarderebbero bene di posizionare i figli a proprio piacimento. E, in tempo di crisi, non si avrebbe un'uso smodato dell'Istituto del Gratuito Patrocinio.
Ecco che, rispettando, fin dove è possibile, l'applicazione di queste due semplici regolette, il minore udito dal giudice, possa sentirsi, quantomeno, sereno nell'esplicare le proprie necessità.
Di fondo, però, non condivido pienamente che i minori vengano ascoltati dal Giudice adito, poiché dovrebbero ricorrere una montagna di presupposti, perlopiù pedagogici e/o psicologici. Egli non conosce appieno le vicende che accadono intorno a loro (ai minori) e, mi sia consentito dirlo, il loro giudizio non può essere scevro da errori in quanto - consideratelo anche voi - non possono discernere, come non potrebbe farlo un'altro terzo che intervenga nel conflitto, il confine fra la realtà e la fantasia, fra la realtà ed il sogno, fra la realtà e l'imposto. Magari sono stati indotti a considerare il Tribunale, il Consultorio, l'avvocato di mamma (nel caso di specie) come parte di un gioco?
Non credo che tutti abbiano una adeguata preparazione, neanche io per primo pur essendo genitore, per stimare se i minori ascoltati parlino per proprie deduzioni o per deduzione preimpostate. D'altronde, nel mio personale caso, dette considerazioni assumono un carattere preponderante atteso che ho vissuto in prima persona, con frequentissimi colloqui, l'operato della Psicologa del Servizio di Consultorio Familiare - ottima e preparata Professionista - ed atteso che, nelle ultime occasioni avute di stare un paio d'ore - dopo un bel pò di tempo - con i miei figli, i loro comportamenti sono stati diversi da quanto si vuol far credere. Liberi dai legacci sono diversi, liberi da ogni controllo riponderebbero anche al telefono o chiamerebbero loro.
Discorso a parte meriterebbero coloro i quali leggono i vari "Metodi Montessori" in una notte cercando di apparire angelici, pacati, comprensivi e pedagoghi pur mancando del principale cardine. Essere un padre! Essi stessi, pur preparatesi in cotale maniera, si accorgerebbero dell'unicità di un'altro essere, dell'unicità del loro stesso figlio, rispetto alle convinzioni massimaliste apprese.
Lo dico (da) sempre io! (E lo ha evidenziato anche la Piscologa del Consultorio)
Papà. Per sempre.

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