giovedì 18 giugno 2009

Stelle!

Eccomi qui. Notte infuocata e pensieri in libertà.
Col fido portatile mi apparto un attimo dalla vita quotidiana. Un attimo tutto per me. E guardo le stelle che stasera o stanotte, la qual cosa non riveste particolare importanza, affollano un cielo limpido. Ho cominciato a sognare ad occhi aperti.
Ho sognato di guardare, nello stesso istante, la stessa stella, la più luminosa di questo cielo, che guardavano i miei figli. Comincio a percorrere con lo sguardo tutto il cielo stellato, cercando di capire su quale stella il loro sguardo si è posato. Perchè, ne son sicuro, su una di essa si è posato.
Immagino le loro pupille nelle quali si staglia, impressionandosi come un'immagine fotografica, tutto o parte dello stesso cielo. L'immenso mi, e ci, sovrasta. E di fronte ad esso ci si accorge della piccolezza dell'uomo di fronte alla, apparente, sua immortalità. Tutto è così calmo e inquieto allo stesso tempo. Le stelle, fisse e immobili, in questa parte del mondo trasmettono un senso di calma, un senso di serenità, un senso di pacificazione universale. Dall'altra parte del mondo, invece, lo stesso cielo è testimone della propria inquietitudine. Dall'altra parte del mondo, ma nello stesso cielo, dardeggia e si scuote con il sole. Colpevole degli affanni che assalgono gli Uomini, quando esso troneggia in mezzo al cielo.
Non so dire se preferisco maggiormente la serenità notturna all'affanno diurno. Mi sento bene in ambedue le situazioni. Ma - c'è sempre un ma - alcune volte, troppe in questi ultimi tempi, la serenità notturna è piena di momenti di riflessione, di attimi ardui da descrivere, di sensazioni e di profumi. Oddio, a dire tutta la verità, è anche piena di zanzare. Ma questo è un'altro dettaglio. Dettaglio? No! Anche le zanzare, nel loro piccolo, mi riportano alla mente i riti del'accensione dello zampirone, dello spruzzare quei spray specifici o il passare la pomatina che alleviava il prurito, che ero solito fare con i miei figli.
E' innegabile che ciò mi manca come manca qualsiasi altra piccola cosa. E' inutile affermarlo. E' dispendioso, fatica sprecata.
Ma per quanti genitori questi piccoli gesti sono parte della loro vita? Quanti sognano di poterli ripetere? Quanti, se potessero, sarebbero essi stessi pomatina? Pomatina per l'anima però!
Si procurerebbero di essere loro stessi degli antizanzare, perfino. Cosa, questa, che non si sarebbero mai sognati di realizzarla, perdurante uno stato ordinario delle cose. Vista, però, la centellinazione imposta - elegante eufenismo reso al posto dell'accezione sottrazione -, e del, relativo, carattere di straordinarietà in cui essi vivono sarebbero, oltremodo, felici non solo di trasformarsi in spray ma, di certo, si procurerebbero a cacciare via le zanzare ad una ad una.
Sono sempre più convinto che non esistano genitori buoni e genitori cattivi. Esistono genitori. I mariti o le mogli possono essere buoni o cattivi - secondo le accezioni popolane - e possono anche terminare la loro storia, la loro unione. Ma in una cosa essi non differiscono. Restano sempre genitori. Lascio le mie stelle, immutate nel frattempo, lascio la loro fioca luce. Mi accingerò a riposare fra poco. Resta un solo gesto da fare. Accendere l'ultima sigaretta del giorno. E con essa sperare di bruciare - momentaneamente - i pensieri in libertà.
"c'arraggia 'ncuorpo e chi jesce pazzo tutt'e juorne pe' capì." (Pino Daniele, je sto vicino a te). Rimarrano ancora a lungo domande senza risposte?
Papà. Per sempre!

lunedì 8 giugno 2009

Accomodamenti.

Ubi lex voluit dixit, ubi noluit tacuit.
"Dove la legge ha voluto ha detto, dove non ha voluto ha taciuto"

E' un brocardo o broccardo (sintetica massima giuridica) latino usualmente evocato a proposito dell'interpretazione della legge. Se infatti in un disposto normativo non è stata espressamente prevista una fattispecie o non è stato analizzato un determinato aspetto, si deve presupporre che il legislatore non lo abbia voluto normare e che pertanto, in difetto di norma, non si debba procedere ad interpretazioni estensive. Il brocardo richiama perciò l'interprete ad attenersi scrupolosamente al testo della norma, evitando di dedurre conseguenze dal silenzio.
Ci sono voluti ben tre anni di studi, di applicazione, di verifica e di formulazione di - complesse - statistiche perché ci si accorgesse, o meglio si accorgessero, che la 54/2006 è rimasta una "bufala mediatica e giuridica" disattesa dai "Tribunali Omologatori" che del vecchio ordinamento classista-matriarcale non si era, e non si è ancora, distaccato.
Sono occorsi tre anni per stabilire che sono stati perpetrati ai danni della L. 54/2006, "personalismi interpretativi", "travisamenti macroscopici", "inosservanze basilari" e, finanche, "troppi interventi dei giudici" che hanno tradito l'obiettivo della stessa legge, che era quello di garantire ai figli di separati "un rapporto equilibrato e continuativo con entrambi i genitori" perché al trauma della separazione non si aggiungesse il dover subire le litigiosità, i conflitti, i “no".
Forse di fronte alle centinaia - sono limitato, mi perdonerete - di denunce, querele e ricorsi inoltrati per la spogliazione di un diritto che, prima di essere giuridico-costituzionale, è senz'altro etico, "gli altri" si sono resi conto del fatto che "il vetusto - ed arcaico (ndr) - modello di affidamento non solo viene riprodotto nei fatti", ma che, in barba alla forza della legge (dura lex, sed lex), viene eviscerato dai tribunali con compiacimento della - presunta - parte collocataria. In fondo, per adattare i vecchi schemi alla nuova normativa, è bastato ricompilare i moduli prestampati introducendo la locuzione "affidati in modo condiviso" per mero esercizio di stile. In base a queste "osservazioni", visto che non è dato sapere quanto sono contate le proteste, più o meno, civili rese dai genitori incolpevolmente "penalizzati", uno, per ora, sparuto gruppo di Parlamentari - 22 in tutto finora - trasversali all'arco costituzionale, sono i firmatari di una proposta di legge che tende, nelle more, a rendere più strette le maglie della 54/2006. (segui l'iter da questo link:
Ne parlo in ritardo, essendo l'iniziativa parlamentare in esame stata presentata il 19 febbraio di quest'anno, poichè la precedente iniziativa (l. 54/2006) ha dovuto scontare dodici anni - dico dodici anni - di "battaglie" e discussioni parlamentari per essere approvata. La famosa montagna che partorisce il topolino. La novità sta nell'uso di norme secche e chiare. Un procedimento snello quindi, che forse avrà, anche, il tocco benefico di sollevare i Tribunali da molte controversie sorte con l'applicazione della L. 54/06. E' notizia che il provvedimento, in questi giorni, è all'esame del Senato e della Commissione Giustizia.
Con questa iniziativa, per tutelare meglio i diritti dei bambini e dei ragazzi, si predispone:
La Parità. Ineludibile il diritto del bambino di essere affidato a entrambi i genitori. Non dovrebbero essere tollerati provvedimenti che travisino il principio dell'affidamento condiviso e quindi della bi-genitorialità, in quanto quest'ultimo è il modello ritenuto più adatto ai loro bisogno psico-fisici. Il bambino, visto in posizione centrale alla coppia in crisi, non deve essere vittima della guerra della stessa coppia, né soffrire della mancanza di uno dei due, relegato, spesso involontariamente, in posizione marginale.
Assegno. Il mantenimento e, quindi, la cura del figlio è un diritto-dovere di entrambi i genitori. Ciascuno dovrà provvedere in forma diretta al mantenimento dei figli, in misura proporzionale al reddito e alle proprie risorse economiche. Le modalità sono concordate direttamente dai genitori, in caso di disaccordo sono stabilite dal giudice. L'assegno mensile dovrà avere solo funzione perequativa, se necessario. Quindi, questo vuol dire che il Giudice dovrà "convincere" una parte - di solito quella femminile - a trovarsi un lavoro e non a vivere di rendita.
Casa. Si continua ad avallare, praticamente, affidamenti a un solo genitore, generalmente la madre. Difatti con la figura, instaurata dalla L. 54/2006, del "genitore convivente" e con il riconoscimento di una "residenza privilegiata", si riproduce il vecchio modello di affidamento "esclusivo" e monogenitoriale, con una quantificazione dei tempi del genitore "escluso". Al figlio, con questo ddl, va riconosciuto il diritto di mantenere un rapporto equilibrato e continuativo con ciascuno dei genitori, senza stabilire i tempi di permanenza nelle due abitazioni (altrimenti diventa affidamento alternato) e si afferma il principio del doppio domicilio al pari di altri Stati europei.
Obbligo mediazione familiare. Diventa obbligatorio, prima della separazione, rivolgersi a un Centro di mediazione familiare, per tentare di comporre la vertenza ed evitare, per quanto possibile, scontri tra i partners. E' previsto nell' art. 8 del nuovo ddl. Con la revisione della legge 54/2006 - che pur prevedendo questà coercizione fu approvata senza questo dettato - l'obbligo della mediazione familiare verrà introdotto.
Passi avanti? Mi pare di sì! C'è solo un problema però. Il tempo! Se ci sono voluti dodici anni per avere una legge, che già prima di essere applicata faceva acqua da tutte le parti, quanti anni ci vorranno per rimediare con queste pezze - parafrasando il linguaggio informatico -? Anelo che la pezza che oggi si vuol mettere sia abbastanza robusta da contenere l'acqua che si vuole far contenere. Ubi lex voluit dixit, ubi noluit tacuit, appunto!
(fonti varie fra cui il sito della Camera dei Deputati)
Papà. Per sempre.

lunedì 1 giugno 2009

Manifesto

Videre nostra mala non possumus, alii simul delinquunt, censores sumus
"Non possiamo vedere i nostri sbagli ma, appena gli altri fanno errori simili, facciamo la parte dei giudici".

È sempre troppo facile trovare i difetti negli altri e nel loro operato ma, non ci passa neanche per la testa, di fare prima un'analisi di coscienza e vedere se i nostri difetti non siano più grandi o, più numerosi di quelli su cui vogliamo ergerci a giudici. Lo specchio, secondo l'ottica dei falsi moralisti e degli ipocriti, riflette sempre la nostra immagine migliore, mentre per il prossimo che ci circonda, è sempre il contrario, siamo sempre pronti ad analizzare al microscopio ogni pur piccolo difetto, a volte, anche ingigantendolo esageratamente, per il solo gusto sadico e perverso di voler sembrare (non "essere") migliori degli altri.
Comincio così il mio MANIFESTO, il Manifesto di questo blog.
Come ogni, seria, organizzazione che si rispetti, anche questo blog, che serio sicuramente non lo è, abbisogna del suo "Manifesto". Lungi dal voler emulare altri, e più, onorevoli Manifesti, mi accingo a delimitane i contorni.
Con gli interventi in questo blog non intendo in alcuna maniera o misura instaurare una guerra con l'universo femminile. Non è lo scopo precipuo per cui esso è stato creato.
Men che meno esso vuole rappresentare uno strumento di derisione dello stesso universo.
C, motivandolo con l'occorrenza che, che nei due universi - quello maschile e quello femminile - vi sono Uomini e Donne che soffrono per gli stessi motivi. L'allontanamento, involontario, dai propri figli.
Questo è un diario di bordo delle vicende che mi vedono protagonista dall'ormai, lontano, 26 ottobre 2006. Giorno in cui mi fu notificato il ricorso in Tribunale, da parte della mia, ormai ex, moglie al fine di ottenere il riconoscimento dell'addebito della separazione.
Non vuole essere un'atto di accusa e mai lo sarà tenuto conto che, per tutta la durata della vita in comune, di occasioni per proporre separazione ce ne sono state parecchie.
E, come raccomandavano le nostre nonne, quanti di noi si sono stretti nelle spalle ed hanno tirato avanti? Anche io!
Io chiedo, come molti altri, di vivere la mia condizione odierna, che sia volontaria o che la si subisca, serenamente e di farla vivere, altrettanto, serenamente ai figli. Se non meglio!
Papà. Per sempre.