lunedì 23 febbraio 2009

Consultorio!

Il 13/02/2008, previo appuntamento concordato con la psicologa, in servizio presso il Consultorio della mia cittadina originaria, ho potuto (ri)avere il piacere, sublime in alcuni tratti, di poter - finalmente - riprovare il gusto di passare un di tempo con i miei due gioielli. In alcuni tratti, perché, pur essendo in una stanza chiusa il sapere che la loro "santa madre" era a pochi passi da loro e, che, in ogni momento, la porta si sarebbe potuta spalancare qualora la stessa "santa" si avvedesse della necessità di intervenire. In verità e per quanto ho potuto apprendere, leggendo qua e là su vari siti, alcuni psicologi che di PAS (Sindrome di Alienazione Parentale) ne conoscono ampiamente la portata, hanno come regola cardine "l'allontanamento" dell'altro genitore dal luogo ove si svolge l'incontro genitore(bersaglio)-figli. Le sensazioni più disparate si sono affollate nel cuore e nella mente. Dolcezza, comprensione, burberità, frustrazione ed ansia. Ovviamente anche commozione! Un'incontro che, segnato dalla presenza della "santa" nella sala d'attesa, come è facile arguire è stato difficile da sostenere. Difficile nello svolgimento. Tralasciando i convenevoli di rito, è ovvio oltre che naturale, che, per le occorrenze succedute negli ultimi due anni, gli abbia chiesto come mai non hanno mai risposto alle mie telefonate, ai miei sms, ed in generale, come mai non riusciamo più a stare insieme o stare insieme ai nonni o gli zii (di parte paterna. Ovviamente). Tralasciando, per la loro ovvia scontatezza, sulle risposte datemi in merito alle chiamate ed agli, svariati, sms, mi ha colpito la risposta in ordine alla seconda parte delle domande di cui sopra. La risposta, più che laconica e lapidaria, è stata: "Perché tu CI hai lasciato!". Procederò più in là ad una dissertazione su questo punto, ora, vorrei chiudere questa breve cronistoria. Visto che avevo loro riferito che ho voluto creare questo blog in cui parlavo di, e per, loro, atteso le vicissitudini che sono stato costretto a vivere (e di cui riporto in alcuni post precedenti), alla presenza della stessa psicologa, ho consegnato loro delle stampe degli interventi fino ad allora predisposti. "Voi sapete che io vi ho sempre parlato così, col cuore in mano, direttamente e senza peli sulla lingua. Questa è una copia del blog che vi avevo detto."
Dopo, e di questo ne ringrazio ampiamente la professionista in questione, la psicologa ha espedito vari tentativi di far capire ai miei gioielli che non vi sono motivi per cui gli incontri debbano svolgersi in quella struttura, che il padre non li abbandonati, che anche i nonni (paterni) hanno necessità di stare coi nipoti, ho preferito porre termine a questo incontro riscontrando una certa loro resistenza. Giulia, la più grandicella, al temine dell'incontro mi saluta con un laconico ciao, mentre Luca, il più piccolino, si avvicina e mi bacia sulla guancia.
"Perché tu CI hai lasciato!". Apro la dissertazione dovendo, a malincuore, ammettere che il "lavoro sporco" è stato compiuto. Tralasciando l'occorrenze che: la prospettiva di proporre separazione circolava da parecchio tempo; in effetti nell'ottobre del 2006 la "santa" ha provveduto a depositarne l'istanza, non mi sembra corretta la proporzione che si è instaurata. A parte di ogni discorso mi pare che il "Vostro padre CI vuole lasciare", detto in molte occasioni ai figli equivale al "Vostro figlio CI vuole lasciare" che la "santa" ha ripetuto ai miei genitori. Quel "CI" che vuol rappresentare? L'unitarietà fa la "santa" e i nostri figli? Quell'unitarietà che, fino alla emanazione della L. 54/2006, era sancita da ogni qualsiasi risoluzione giudiziaria come regola ferrea, retaggio di un'italietta matriarcale. Sappiamo che è dura spezzare convincimenti arcaici. Ma la legge è legge. Dura lex, sed lex! Ah, i romani ed il loro diritto! La 54/2006 ha stravolto questi vaneggiamenti. Solo che loro resistono. I, vari, "CI" saranno duri a morire. Purtroppo.
Non basta che le varie Corti di Cassazione stabiliscano, via via, l'uniformità di intendimenti ed azioni, nella applicazione precipua delle norme dettate dalla norma citata. Quello che, ne la legge ne la Corte, non riusciranno a scalfire sono i (gretti) credo di tutte le "sante madri", l'antidiluviana concezione che i figli gli "appartengano", la granitica perseveranza nel considerare i maschi come incapaci di curare i propri figli ed, in ultimo, la psicotica demenza espressa in quel senso di onnipotenza che le appaga, come e (certamente) meglio di un rapporto sessuale, quando riescono ad evitare gli incontri padre-figli. Magari sottraendosi ad un disposto giudiziario!
Ah, dimenticavo. Di tanto in tanto, quando i sensi di colpa attanagliano (eventualmente) le "sante madri", viene loro in soccorso il loro ramo familiare. Ricordo ancora "maga maghella", familiare della mia "santa madre", dirmi: "Fa bene a non farteli vedere", allorquando mi apprestavo a citofonare, tra l'altro inutilmente visto che la "santa" aveva già preso il volo, ai miei figli per intrattenermi con loro (e senza che io proferissi alcuna parola). "CI" è una particella nominale colla quale si mostra la propria incapacità di far fronte, con ragionevolezza e perizia, ad un evento i cui presupposti non erano recenti. La propria incoscienza nel negare la salvaguardia dei rapporti dei figli con l'altro genitore. E le stampe del blog? Appena concluso l'incontro presso il consultorio, e da questa sede a poca distanza - ma a stretta vicinanza dello studio del proprio avvocato -, i fogli erano già stati "consegnati" alle mani della "santa madre". Con l'occhialino a mezzo naso, ella, era intenta a scorrerne le frasi ivi impresse. Quasi (eufemismo puro) che cercasse qualcosa che gli desse la possibilità di soddisfare la sua sete di giustizia terrena. D'altronde, da tre anni, querula appigli, anche i più strampalati, su cui basare le sue verità. Provvederò ad inviarle le copie degli altri interventi effettuati. Magari l'ha trovata una buona lettura!
Ai miei gioielli voglio dire che li ho già perdonati. Anche se a loro non v'è nulla da perdonare. Io sarò qui, a braccia aperte, vi aspetto!
Papà. Per Sempre.
"Non credere a chi ti comanda, a chi ti punisce, a chi ti ammaestra, a chi ti insulta, a chi ti deride, a chi ti lusinga, a chi ti inganna, a chi ti disprezza. Essi non sanno che tu sei ancora un uomo libero", Marcello Bernardi
(p.s.. Il post è riferito alle mie vicende personali. Chiedo, sommessamente, scusa a tutte le "donne" che si sono impedite l'attuazione di queste forme di ricatto. Ma, e mi sia consentito dirlo, svariate associazioni e moltissimi siti internet, sono stati fondati, sono gestiti e sono frequentati da genitori le cui storie sono parallalelamente aderenti alla mia. Vorrà dire qualcosa no? E' il caso di affermare che non esiste un caso isolato ma un fenomeno di massa? E la "colpa" di chi è?)

0 commenti: