lunedì 1 giugno 2009

Manifesto

Videre nostra mala non possumus, alii simul delinquunt, censores sumus
"Non possiamo vedere i nostri sbagli ma, appena gli altri fanno errori simili, facciamo la parte dei giudici".

È sempre troppo facile trovare i difetti negli altri e nel loro operato ma, non ci passa neanche per la testa, di fare prima un'analisi di coscienza e vedere se i nostri difetti non siano più grandi o, più numerosi di quelli su cui vogliamo ergerci a giudici. Lo specchio, secondo l'ottica dei falsi moralisti e degli ipocriti, riflette sempre la nostra immagine migliore, mentre per il prossimo che ci circonda, è sempre il contrario, siamo sempre pronti ad analizzare al microscopio ogni pur piccolo difetto, a volte, anche ingigantendolo esageratamente, per il solo gusto sadico e perverso di voler sembrare (non "essere") migliori degli altri.
Comincio così il mio MANIFESTO, il Manifesto di questo blog.
Come ogni, seria, organizzazione che si rispetti, anche questo blog, che serio sicuramente non lo è, abbisogna del suo "Manifesto". Lungi dal voler emulare altri, e più, onorevoli Manifesti, mi accingo a delimitane i contorni.
Con gli interventi in questo blog non intendo in alcuna maniera o misura instaurare una guerra con l'universo femminile. Non è lo scopo precipuo per cui esso è stato creato.
Men che meno esso vuole rappresentare uno strumento di derisione dello stesso universo.
C, motivandolo con l'occorrenza che, che nei due universi - quello maschile e quello femminile - vi sono Uomini e Donne che soffrono per gli stessi motivi. L'allontanamento, involontario, dai propri figli.
Questo è un diario di bordo delle vicende che mi vedono protagonista dall'ormai, lontano, 26 ottobre 2006. Giorno in cui mi fu notificato il ricorso in Tribunale, da parte della mia, ormai ex, moglie al fine di ottenere il riconoscimento dell'addebito della separazione.
Non vuole essere un'atto di accusa e mai lo sarà tenuto conto che, per tutta la durata della vita in comune, di occasioni per proporre separazione ce ne sono state parecchie.
E, come raccomandavano le nostre nonne, quanti di noi si sono stretti nelle spalle ed hanno tirato avanti? Anche io!
Io chiedo, come molti altri, di vivere la mia condizione odierna, che sia volontaria o che la si subisca, serenamente e di farla vivere, altrettanto, serenamente ai figli. Se non meglio!
Papà. Per sempre.


2 commenti:

giosinoi ha detto...

Una moglie che ha amato veramente non chiede l'addebito, si limita al necessario alimentare senza usufruire degli strumenti usurpativi disponibili.
Anche perchè, dovrebbe sperare sempre in una riconciliazione e ricongiunzione della propria famiglia (visto che si sposò per questo e non per lucrare), resa impossibile oramai dal rancore delle ingustizie procurate dai mostri giuridici nelle cui mani ha messo l'ex.
Ogni coppia è diversa, ma gli umani fanno tutti pressappoco le stesse cose quando hanno il telecomando: dominare o essere dominati.
All'uopo nacque la democrazia, regole da applicarsi nel sociale come nella famiglia e sul lavoro o tra le associazioni a vario titolo, con la funzione di garantire equilibrio serenità stabilità all'individuo, singolo ed in coppia, e destinargli le risorse all'arricchimento ed alla formazione dei figli.
Ma questa storia sembra lunare.
Le mamme si dedicano alla sottrazione legalizzata dei figli (molto più dei padri), addizionano al proprio reddito quello usurpato dal marito e li chiamano "alimenti", rubano la casa che non è la loro buttando fuori il proprietario maschio usando i cortigiani in divisa ed il potere giudiziario abusivo ed invasivo.
Mi sembra che nessuno, di questo staterello italiota, abbia voluto permetterci di vivere "serenamente" la nostra condizione odierna; anzi, ci abbiano predestinato una guerra scagliandoci le une contro gli altri, ove gli unici vincitori sono il sistema lucrativo legale alle spalle dei figli degli altri, gli esaltati giudiziari ansiosi di fare statistiche ed ottenere altro vanto e potere, i politici indifferenti che mirano ad aumentare i problemi offrendosi poi di risolverli (promesse bugiarde).
Io vivo nei tribunali, e non riesco ad essere morbido come te; vivo l'utopia dei pensieri giusti come il tuo.
Siamo dei bersagli mobili, nessuno vuole la pace sociale, il bersaglio siamo noi, il mirino sono i nostri figli.

Vincenzo ha detto...

Per il momento, Giosinoi, ti anticipo che la casa coniugale usurpata non appartiene a nessuno di noi due. Essa è di mio padre. Ed io ne usufruivo quale liberità. Un'altra stortura del sistema quindi! Lo stesso sistema che dovrebbe passare al setaccio tutto ma che in realtà si limite solo a vidimare documenti standard. Come se tutti gli uomini e le donne siano standardizzate nei lori usi e costumi. Del resto, perchè c'è sempre un resto alle cose iniziate, ne discuterò con tutti in un prossimo post. A proposito! Casa coniugale, per i tribunali, è quella dove si svolgeva la vita familiare, e non quella, come nella mia realtà, che serviva solo per rifocillarsi, lavarsi e dormire. Un hotel, insomma. E senza che si pagasse nessun conto! Ciao!