lunedì 8 giugno 2009

Accomodamenti.

Ubi lex voluit dixit, ubi noluit tacuit.
"Dove la legge ha voluto ha detto, dove non ha voluto ha taciuto"

E' un brocardo o broccardo (sintetica massima giuridica) latino usualmente evocato a proposito dell'interpretazione della legge. Se infatti in un disposto normativo non è stata espressamente prevista una fattispecie o non è stato analizzato un determinato aspetto, si deve presupporre che il legislatore non lo abbia voluto normare e che pertanto, in difetto di norma, non si debba procedere ad interpretazioni estensive. Il brocardo richiama perciò l'interprete ad attenersi scrupolosamente al testo della norma, evitando di dedurre conseguenze dal silenzio.
Ci sono voluti ben tre anni di studi, di applicazione, di verifica e di formulazione di - complesse - statistiche perché ci si accorgesse, o meglio si accorgessero, che la 54/2006 è rimasta una "bufala mediatica e giuridica" disattesa dai "Tribunali Omologatori" che del vecchio ordinamento classista-matriarcale non si era, e non si è ancora, distaccato.
Sono occorsi tre anni per stabilire che sono stati perpetrati ai danni della L. 54/2006, "personalismi interpretativi", "travisamenti macroscopici", "inosservanze basilari" e, finanche, "troppi interventi dei giudici" che hanno tradito l'obiettivo della stessa legge, che era quello di garantire ai figli di separati "un rapporto equilibrato e continuativo con entrambi i genitori" perché al trauma della separazione non si aggiungesse il dover subire le litigiosità, i conflitti, i “no".
Forse di fronte alle centinaia - sono limitato, mi perdonerete - di denunce, querele e ricorsi inoltrati per la spogliazione di un diritto che, prima di essere giuridico-costituzionale, è senz'altro etico, "gli altri" si sono resi conto del fatto che "il vetusto - ed arcaico (ndr) - modello di affidamento non solo viene riprodotto nei fatti", ma che, in barba alla forza della legge (dura lex, sed lex), viene eviscerato dai tribunali con compiacimento della - presunta - parte collocataria. In fondo, per adattare i vecchi schemi alla nuova normativa, è bastato ricompilare i moduli prestampati introducendo la locuzione "affidati in modo condiviso" per mero esercizio di stile. In base a queste "osservazioni", visto che non è dato sapere quanto sono contate le proteste, più o meno, civili rese dai genitori incolpevolmente "penalizzati", uno, per ora, sparuto gruppo di Parlamentari - 22 in tutto finora - trasversali all'arco costituzionale, sono i firmatari di una proposta di legge che tende, nelle more, a rendere più strette le maglie della 54/2006. (segui l'iter da questo link:
Ne parlo in ritardo, essendo l'iniziativa parlamentare in esame stata presentata il 19 febbraio di quest'anno, poichè la precedente iniziativa (l. 54/2006) ha dovuto scontare dodici anni - dico dodici anni - di "battaglie" e discussioni parlamentari per essere approvata. La famosa montagna che partorisce il topolino. La novità sta nell'uso di norme secche e chiare. Un procedimento snello quindi, che forse avrà, anche, il tocco benefico di sollevare i Tribunali da molte controversie sorte con l'applicazione della L. 54/06. E' notizia che il provvedimento, in questi giorni, è all'esame del Senato e della Commissione Giustizia.
Con questa iniziativa, per tutelare meglio i diritti dei bambini e dei ragazzi, si predispone:
La Parità. Ineludibile il diritto del bambino di essere affidato a entrambi i genitori. Non dovrebbero essere tollerati provvedimenti che travisino il principio dell'affidamento condiviso e quindi della bi-genitorialità, in quanto quest'ultimo è il modello ritenuto più adatto ai loro bisogno psico-fisici. Il bambino, visto in posizione centrale alla coppia in crisi, non deve essere vittima della guerra della stessa coppia, né soffrire della mancanza di uno dei due, relegato, spesso involontariamente, in posizione marginale.
Assegno. Il mantenimento e, quindi, la cura del figlio è un diritto-dovere di entrambi i genitori. Ciascuno dovrà provvedere in forma diretta al mantenimento dei figli, in misura proporzionale al reddito e alle proprie risorse economiche. Le modalità sono concordate direttamente dai genitori, in caso di disaccordo sono stabilite dal giudice. L'assegno mensile dovrà avere solo funzione perequativa, se necessario. Quindi, questo vuol dire che il Giudice dovrà "convincere" una parte - di solito quella femminile - a trovarsi un lavoro e non a vivere di rendita.
Casa. Si continua ad avallare, praticamente, affidamenti a un solo genitore, generalmente la madre. Difatti con la figura, instaurata dalla L. 54/2006, del "genitore convivente" e con il riconoscimento di una "residenza privilegiata", si riproduce il vecchio modello di affidamento "esclusivo" e monogenitoriale, con una quantificazione dei tempi del genitore "escluso". Al figlio, con questo ddl, va riconosciuto il diritto di mantenere un rapporto equilibrato e continuativo con ciascuno dei genitori, senza stabilire i tempi di permanenza nelle due abitazioni (altrimenti diventa affidamento alternato) e si afferma il principio del doppio domicilio al pari di altri Stati europei.
Obbligo mediazione familiare. Diventa obbligatorio, prima della separazione, rivolgersi a un Centro di mediazione familiare, per tentare di comporre la vertenza ed evitare, per quanto possibile, scontri tra i partners. E' previsto nell' art. 8 del nuovo ddl. Con la revisione della legge 54/2006 - che pur prevedendo questà coercizione fu approvata senza questo dettato - l'obbligo della mediazione familiare verrà introdotto.
Passi avanti? Mi pare di sì! C'è solo un problema però. Il tempo! Se ci sono voluti dodici anni per avere una legge, che già prima di essere applicata faceva acqua da tutte le parti, quanti anni ci vorranno per rimediare con queste pezze - parafrasando il linguaggio informatico -? Anelo che la pezza che oggi si vuol mettere sia abbastanza robusta da contenere l'acqua che si vuole far contenere. Ubi lex voluit dixit, ubi noluit tacuit, appunto!
(fonti varie fra cui il sito della Camera dei Deputati)
Papà. Per sempre.

3 commenti:

giosinoi ha detto...

Questo articolo mi piace tantissimo perchè lo ritengo indispensabile sintesi per conoscere giuridicamente la sostanza delle schifezze da contestare.
Non più quindi lamentele generiche ma, come le mie scritte simili, giuridicamente argomentate.

giola ha detto...

Solo un elevato senso di responsabilità dei genitori, al di là dei conflitti di coppia, potrà davvero garantire la bigenitorialità e tutelare il diritto dei figli ad un rapporto equilibrato e continuativo con i genitori. Non è questa modifica legislativa che, invece:

1)istituendo la doppia residenza trasformerà i bambini in piccioni viaggiatori senza fissa dimora. Questo è altamente lesivo per il bambino, interferendo con il suo sviluppo psico-emotivo, poichè lo priva del senso di stabilità ed appartenenza che deriva dall'avere un'abitazione principale.

2) uniformando a tutti i costi i tempi di permanenza tra i genitori contribuirà a far sentire il bambino spaccato e diviso tra di essi. Per voler tutelare i diritti - assolutamente legittimi - dei padri di continuare il loro rapporto genitoriale, di amore, educazione ed assistenza con i figli, si ledono quelli di questi ultimi, che si trovano privati di un tempo prolungato con la madre, fondamentale (soprattutto per i bambini piccoli) per formarsi un carattere sicuro e fiducioso.

3) istituendo il mantenimento in forma diretta secondo capitoli di spesa, causerà un divario nel livello di assistenza che il bambino potrà ricevere, nei diversi capitoli, in base alle possibilità economiche dei genitori, qualora diverse.
Sono una mamma che lavora - per necessità e non per "realizzarsi" - e nessuno pretende di essere mantenuto dal coniuge separato. Non è abolendo l'assegno di contributo (e sottolineo contributo) al mantenimento dei figli, che si risovle il problema di eventuali ingiustizie: serve invece calcolarne l'importo correttamente, in base alle effettive necessità dei bambini ed alle reali possibilità di contribuzione di entrambi i genitori.

Mi auguro vivamente che queste modifiche siano valutate da personale specializzato in psicologia infantile e non da legislatori maschilisti, che ripropongono uno stile patriarcale ottocentesco.

Vincenzo ha detto...

Non appena avrò avuto modo di riflettere sulle sue osservazioni mi riprometto di risponderle. Grazie del commento giola.