sabato 30 maggio 2009

Lo dico sempre io! (bis)

Vittorio Vezzetti: i danni da deprivazione genitoriale sono strettamente correlati ai tempi di permanenza presso il genitore non-collocatario
27/05/2009
"Uno dei fattori determinanti per la prevenzione della Sindrome di Alienazione Genitoriale (descritta da Richard Gardner) è rappresentato dal tempo di coabitazione del genitore bersaglio con la prole. Sembrerebbe dunque che questo aspetto, oggetto di trattative spesso convulse in fase di separazione coniugale di coppie con figli, rivesta un ruolo importante per la salute mentale dei nostri figli. Ma esiste realmente una prova scientifica del benessere apportato ai figli dal fatto di poter avere rapporti continuativi con ambedue i genitori? Al di là di frasi fatte e scontate (“è bello avere due genitori”), esiste una sicura evidenza dei benefici che ciò apporta ai figli ?
Una mano a dirimere la vexata quaestio ce la dà un articolo pubblicato su una delle più importanti riviste pediatriche mondiali (ACTA PEDIATRICA 97, 152-158, FEBBRAIO 2008, Sarkadi et al., Uppsala e Melbourne) svolta da pediatri ed epidemiologi svedesi e australiani e finalizzata a verificare se il coinvolgimento paterno (concettualizzato come tempo di coabitazione,impegno e responsabilità) abbia influenze positive sullo sviluppo della prole. Gli studiosi hanno analizzato retrospettivamente 24 studi svolti in 4 continenti diversi e con durate dai 10 ai 15 anni. La conclusione è che, dopo aver depurato i dati da variabili socioeconomiche, in 22 studi su 24 si è avuta l'evidenza degli effetti benefici derivanti dal coinvolgimento di ambedue le figure genitoriali. In particolare si è visto che il coinvolgimento del padre migliora lo sviluppo cognitivo, riduce i problemi psicologici nelle giovani donne, diminuisce lo svantaggio economico e la delinquenza giovanile, riduce lo svantaggio economico nei ragazzi.
La conclusione degli studiosi, provenienti da Paesi dove, dopo la separazione coniugale, al genitore non collocatario viene riconosciuto un diritto di visita pari al 25-30% del totale (e non il 17%) , è un appello alle autorità competenti affinchè ampliino i diritti di visita del non-collocatario. Negli USA molti studi hanno evidenziato i danni provenienti dall'assenza del padre (o per scelta del genitore o per volontà ostativa della genitrice) e tra questi sottolineerei American Journal of Public Health, num. 84, 1994, Sheline et alii (“I ragazzi con padre assente sono a più alto rischio per comportamenti violenti”) e Survey on child health, 1993, U.S. Department of Health and Human Services (“Bambini che vivono senza un contatto con il loro padre biologico hanno il doppio delle probabilità di lasciare la scuola”): da questo deriva la necessità scientifica di sanzionare efficacemente sia il genitore che rinuncia al diritto-dovere di visita dei figli, sia il genitore che ostacola i contatti della prole con l'altro genitore. In Italia la deprivazione genitoriale è quasi istituzionalizzata: in caso di separazione uno dei due genitori viene allontanato (tipicamente il padre) e fortemente limitato nei tempi di permanenza con i figli; quando i coniugi si riconciliano, e tornano a vivere insieme, il giudice non fa nessuna obiezione al ripristino dei tempi di coabitazione con la prole, a dimostrazione della grande confusione che ancor oggi si fa tra genitorialità e coniugalità: solo il coniuge può essere un buon genitore, solo il marito può essere un buon padre!
Secondo l'Osservatorio Nazionale ADIANTUM, il diritto-dovere di vita tra il genitore c.d. "non collocatario" (figura inesistente nel dettato del Legislatore) si colloca attualmente tra il 15 e il 17% del totale del tempo. Come in tutte le cose anche nei danni da separazione conta il profilo genetico: Battaglia et al., San Raffaele, dimostrano con uno studio su gemelli identici che i bambini geneticamente predisposti sottoposti a traumi da separazione genitoriale (lutti o separazioni coniugali “difficili”) in tenera età hanno elevate probabilità di soffrire da adulti di crisi di panico per una azione modificatrice sui centri bulbari della respirazione. La Prof.ssa Spence della Queensland University ha dimostrato invece che i danni da deprivazione genitoriale sono quantitativamente equivalenti sia che a latitare sia il padre sia che sia la madre e che , comunque, sono mediamente meno gravi dei danni da conflitto e che i tassi di dissocialità minorile sono maggiori nei figli di coppie formalmente unite ma conflittuali che in quelli di coppie separate (a dimostrazione che ciò che conta non è il divorzio legale ma quello emotivo).
Sulla base di molte considerazioni prima elaborate, diversi studiosi francesi hanno posto l'accento sul maggiore utilizzo che si dovrebbe fare del cosiddetto affido alternato: al di là di anacronistiche considerazioni stereotipate (“I piccoli nomadi”), l'esperienza della Francia (paese ove il divorzio esiste ininterrottamente dal 1792) è assolutamente positiva e fa ritenere che l’affido alternato consenta di eliminare i contenziosi su assegni di mantenimento, diritti di visita, alienazione genitoriale e coinvolgimento di ambedue i genitori. Secondo Solint (1980) questa modalità d’affido consente di incrementare la fiducia nei genitori, mentre per Jacuin e Fabre (1993) i risultati globali sono ottimi per prole e genitori".
Lo dico (da) sempre (anche) io! Solo il coniuge può essere un buon genitore, solo il marito (la moglie) può essere un buon padre (una buona madre)! Ma questa assurda scemenza chi la sostiene?
Papà. Per sempre.

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Giro rigiro da mesi ... anni... seguo quotidiamente queste vicende. So' solo che mi sto logorando e non vedo mai via di uscita a questi problemi... spero sempre pero'. Poveri figli.
Auguri di cuore anche a te

Vincenzo ha detto...

Anonimo? Perchè? Credi di non essere degno di avere un nome? Grazie comunque dell'intervento.

giosinoi ha detto...

X Anonimo : La resa non è prevista. Non si tratta di ricavare, ma di noi stessi attraverso l'unico motivo per cui siamo esistiti, i nostri figli.

Vincenzo ha detto...

Quoto Giosinoi. Io credo che la nostra forza, quella che ci fa andare avanti, quella che ci fa combattere come un emulo di Don Chisciotte sia l'imperituro ricordo dei sorrisi dei nostri figli, padri o madri che siamo, e non la speranza di rivederlo sul loro volto. Credo anche che finchè i padri e le madri "messi da parte" continueranno a rimanere nell'anonimato, nel silenzio volontario od involontario che sia, non ci sarà quella rapidità d'azione che ci aspettiamo dagli organismi preposti. Grazie.