lunedì 10 novembre 2008

Ma Maometto è in ferie?

Scrivevo, appena quattro giorni fa, plaudendo alla Umanissima azione intrapresa dalla Procura Milanese, circa la difesa dei minori interessati da dinamiche di separazioni conflittuali, e già il 6 novembre 2008 (giorno di realizzazione di questo blog), un Tribunale del Varesotto mi remava contro. E' notizia rilevata stamane dal sito di ADIANTUM che il Tribunale Penale di Varese, nell'udienza del 5 Novembre ha, praticamente, sancito l'impunibilità del genitore (segnatamente un madre) che volontariamente aveva negato al figlio di relazionarsi con l'altro genitore.
Negli atti presentati al Giudizio del Magistrato Dott.ssa Angela Minerva, si descrivono ben 26 episodi di mancata visita (incluso il periodo di ferie estive). Da quanto si può apprendere dalla sua lettura si evince che, nonostante la rigida applicazione del più bieco buracraticismo - non è dato sapere il perché di due avvocati a rappresentare lo stesso oggetto di causa -, la barriera deformata e deformante del pensiero secondo cui le "assenze strategiche" servano a preservare l'integrità fisico - psichica dei figli non ravvisandovi, tra l'altro, il dolo nel compire tale scempio. Non ravvisare il dolo equivale a non riconoscere alcun diritto alla parte che subisce questa azione e, quindi, non riconoscere nessun danno al minore (in questione) ai sensi dei vigenti regolamenti e leggi. Eppure lo stesso Tribunale si era distinto nella sua precedente azione, quella di ammettere la costituzione di parte civile del figlio, tanto da meritarsi un plauso da tutti gli organismi che ruotano intorno al, variegato, mondo delle separazioni.
Evidentemente, il Tribunale di Varese intende aprire una nuova breccia - in un contesto di mancanza di muri di cinta - nella quale si faccia forte la deduzione "andate avanti! potete ancora usarlo/i come merce/i di scambio!".
Anacronisticamente, poco però, dal luogo deputato alla amministrazione della Giustizia arriva un nuovo(?) messaggio. I genitori che intendono precludere ai propri figli di relazionarsi con l'altro genitore, dovranno, semplicemente, assentarsi durante gli orari stabiliti dal Giudice. Ciò gli comporterà, in automatico, l'immissione nella categoria dei genitori impunibili, incentivati perciò, a comportamenti (s)corretti confidando, di fatto, nella loro sostanziale impunibilità. Senza porre accenno sulla Sindrome di Alienazione Parentale. Ma questa è un'altra storia.
Cercherò di tenermi aperto a novità attinenti il caso in questione.
La questione senza risposta? Vi servo subito.
Atteso che la società civile spinge onde ottenere maggiore perequazione (di fatto) fra madri e padri; molti operatori sociali descrivano la continuità relazionale come il vero "elisir" per l'integrità fisico-psichica dei figli; una legge - ancorché da rifinire in alcune parti essenziali - stabilisca, di fatto, una bigenitorialità intrinseca; vi siano nel pianeta più voci, eminenti, circa la necessità di ed i diritti degli Uomini, perché si deve assistere ancora ad azioni, scellerate, come queste? Il Giudice in questione sarà una zitellona o è una che ha il domestico filippino cui affidare il/i figlio/i? Fra le ricerche effettuate sembra che al Ministero di Grazia e Giustizia giace un fascicolo, abbastanza corposo, sulle malefatte del Tribunale in questione. Speriamo che almeno tale organo si dimostri scevro da ogni qualsiasi influenza. Visto che le montagne si possono demolire, Maometto, è in ferie?
Intanto il povero padre deve far fronte a due parcelle anzichè una!
Papà. Per sempre.

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